lupo

giovedì 26 dicembre 2013

Il lupo e Pierino

Analisi "creative" nel tempo dei forconi

E' oramai consuetudine ogni volta che ci troviamo ad analizzare fatti di rilevante impatto sociale, raccomandarci di non cedere alle facili generalizzazioni, di dare sempre la giusta importanza alle specificità ed ai caratteri differenti che, magari, lo stesso evento assume all'interno di contesti diversi. Forse, però, siamo così concentrati nell'evitare il rischio di una banale generalizzazione che finiamo con il sottovalutare il rischio opposto, quello, cioè, di essere a tal punto risucchiati nell'analisi del particolare, da perdere di vista il dato macroscopico, i caratteri più evidenti ed immediatamente percepibili di una data vicenda. Eppure è solo alla luce di questa possibile deriva che possono trovare spiegazione alcune interpretazioni, peraltro accorate e con piglio “maestrino”, circolate in questi giorni intorno alle forconiane azioni pre-natalizie. Trovo davvero incredibile come tra cervellotiche disserzioni sulla nuova composizione di classe, improbabili accostamenti storici ed approssimativi richiami teorici, in più occasioni si siano completamente persi di vista i caratteri generali e più evidenti di quanto stava accadendo.

mercoledì 18 dicembre 2013

Riposa in pace


Se l’anima sopravvive al corpo si può immaginare l’incazzatura che avrà provato quella di Mandela all’ipocrita spettacolo fornito dai potenti della terra  e dai politici sudafricani che ne millantano l’eredità. Dalle dichiarazioni dell’ennesima giusta guerra intrapresa da Hollande in Centrafrica, il quale spergiurava davanti al poster del defunto il fine umanitario dell’impresa, fino alla retorica obamiana, suo collega di Nobel e senz’altro con più morti sulla coscienza, visto che i droni sono più letali dei collari di fuoco. Per non parlare dell’attuale presidente Zuma, delegittimato dalle contestazioni pur durante l’orazione funebre, e dell’interprete fasullo per sordomuti.
Non sappiamo invece quanto avrà condiviso sul tema più dibattuto e controverso, specialmente sui media nostrani, quello della riconciliazione. Tema sensibile perché tocca l’attualità del governo della crisi nella formulazione delle larghe intese e perché rimanda al precedente storico, fondativo per la nostra incerta democrazia, della amnistia di Togliatti per gli ex fascisti. E se le miserie attuali di casa nostra sembrano inopportune da paragonare all’epopea della lotta antiapartheid, non così possiamo dire della sofferta e complessa scelta che pose fine alla guerra civile italiana e ne rese incompiuta la lotta di liberazione nel possibile esito rivoluzionario.

martedì 17 dicembre 2013

Il bivio dei 5 stelle

Per il Movimento Cinque Stelle è un momento molto delicato. Da un lato, Grillo corre il rischio di farsi scavalcare sul piano della radicalità da un movimento come quello dei forconi. Dall’altro il Movimento rischia di essere protagonista di un processo che sta sì scuotendo il sistema, ma di finire per consegnare ad altri i frutti di questo terremoto o tsunami che sia.
Oggi come non mai, insomma, i 5S rischiano di restare prigionieri dello schema che ha costituito finora la chiave del successo. Cerchiamo di capire perché.
Il processo di rinnovamento del Pd può essere valutato come si vuole. Ma un rinnovamento radicale è oggettivamente in atto, e sostenere che è indifferente avere sulla scena Bersani piuttosto che Renzi è utile solo a fini di propaganda.
Per ragioni generazionali, di formazione culturale e per caratteristiche personali il nuovo segretario Pd  presiederà meglio dei suoi predecessori l’ampia zona grigia della sfiducia nella politica. Con quanta efficacia lo vedremo, ma certo la sua visione post-ideologica lo rende  infinitamente più adatto di un Bersani o di un D’Alema nel rivolgersi ad una parte consistente dell’habitat nel quale si muove tradizionalmente il grillismo.
Sull’altro fronte, quello strettamente antisistema, accade qualcosa di altrettanto importante. Grillo non è più solo. C’è qualcosa di esterno al Movimento e che rivendica una sua “nazionalità” e autonomia che gioca o vorrebbe giocare sul suo stesso terreno. E la protesta dei forconi, per un area culturale che proprio sulla esclusività e radicalità antisistema ha costruito la propria identità, può essere un problema politico di non facile soluzione.

lunedì 16 dicembre 2013

Ancora Forconi


Non siamo forconi ma cittadini che si sono rotti i coglioni. Questo striscione è campeggiato alcuni giorni ai presidi del Coordinamento 9 dicembre all’uscita dei caselli di Ancona sud. Quando siamo andati abbiamo avuto alcune sorprese: ragazzi che hanno dato una mano in altre occasioni anche a noi,  amici del volontariato che hanno partecipato a Pugno chiuso o alla Festa dei popoli, soggetti certamente lontani dalla destra convertitasi antisistema dell’ultima ora, dopo essersi alleata per anni con  il centro destra degli Alemanno e dei Berlusconi.  Ma dopo questo approccio ottimista si è confermato presto come ben riposto  tutto il nostro scetticismo, soprattutto nel constatare che i temi per noi rilevanti della mobilitazione - le dimissioni del governo Letta e, soprattutto, la sovranità monetaria – non erano neanche conosciuti alla gran parte degli attivisti.

venerdì 13 dicembre 2013

Cchiu pilu per tutti

La mobilitazione della Fiom ha avuto un esito deludente (confermando un clima da rientro nei ranghi) sia rispetto al tentativo di intercettare i movimenti  protagonisti della manifestazione del 19 che nel comizio finale del segretario Landini.
Al confronto con i movimenti per la casa è intervenuto il solito ‘Tarzan’ Alzetta, quasi a significare, per la dirigenza dei metalmeccanici, la difficoltà ad uscire dal perimetro politico rappresentato dalla sponda di Sel, ampiamente sputtanata dopo le intercettazioni di Vendola che si mette a disposizione dei Riva. Gli altri soggetti impegnati sul terreno dei bisogni reali, a cominciare dai blocchi precari metropolitani, sembrano oramai più orientati verso l’Usb, quale sindacato di riferimento. La partecipazione è risultata prevalentemente limitata ai quadri, con la gradita eccezione dei  giovani studenti e ricercatori della sanità.

lunedì 9 dicembre 2013

Se lo meritano

L’elezione di Matteo Renzi a segretario del Pd era scontata nel risultato ma non del tutto nelle dimensioni. E soprattutto non era per nulla scontata l’alta affluenza. Non ci sentiamo di dare spago a interpretazioni giustificatorie sul popolo delle primarie, del tipo va bene pure il porco purché sia una faccia nuova.  Non siamo di quelli che pensano che la base sociale sia buona e semmai i dirigenti cattivi ma, in genere, riteniamo che la base meriti sostanzialmente  i leader che si è  scelta o che si ritrova, se non li abbatte. Tanta sinistra  ha sempre cercato le connivenze con i social liberisti giustificandosi con la necessità di dialogare e magari riprendersi un popolo sano, sempre di sinistra, ma inconsapevolmente ingannato da dirigenti farabutti o traditori; ed intanto con quei farabutti  dividevano le poltrone. Sotto certi aspetti è andata meglio così. Se avessimo voluto partecipare al circo americano delle primarie sarebbe stato opportuno votare proprio Renzi, almeno fa questo cavolo di New Labour, appende i santini di Tony Blair e di Obama nello studio, abolisce del tutto l’articolo 18, da un calcio in culo ai sindacati e recide quel cordone ombelicale in cui hanno finito per strozzarsi sia i neocomunisti che tanti pseudoantagonisti. Questa schiacciante vittoria apre uno spazio a sinistra, indipendentemente che il PD  rimanga unito o vada ad una scissione. Se questo è l’aspetto positivo molto scoraggianti sono quelli negativi e questi riguardano quel popolo dei tre milioni (fossero pure meno poco cambia). Quel popolo ci dice quanto il Berlusconismo e l’antiberlusconismo siano complementari e penetrati a fondo, riguardando non solo la sfera sociologica ma oramai antropologica della società italiana. Berlusconi non ha solo prodotto il suo clone  ma ha contaminato con i virus del leaderismo, del bipolarismo (difeso ad oltranza dal neosegretario, malgrado il pronunciamento di incostituzionalità della consulta) del liberismo darwinista, del welfare privatistico una parte consistente  dello stesso popolo di sinistra. Renzi è il loro degno rappresentante, se lo meritano; è anche l’ennesimo escamotage, il coniglio estratto dal cilindro di un sistema esaurito ed esautorato per guadagnar tempo con effetti speciali e niente sostanza; o meglio la solita sostanza: tagli, privatizzazioni, legnate ai lavoratori, servilismo alle eurocrazie ed ai poteri finanziari. Speriamo ne abbia per poco, non solo lui ma anche il popolo rincoglionito che l’ha eletto.

"Forconi"

Un manipolo di audaci è partito la domenica sera verso i siti abitualmente occupati in precedenti mobilitazioni degli autotrasportatori e che anche in questa occasione erano stati indicati come obiettivi, almeno prima che i maggiori sindacati di categoria (compresi, ovviamente, quelli legati ai patronati Cna e Confartigianato) disconoscessero le ragioni della protesta, dopo aver accettato i brustolini di Lupi. In prossimità di Ancona Sud  notiamo un certo numero di auto in attesa presso uno snodo importante. Pensiamo ecco… ci siamo! Sono venuti con le auto per non rischiare la minacciata confisca dei camion. Guardando meglio conducenti e passeggeri, però, non ci sembrano i tipi e quindi realizziamo.. anche la domenica notte sono attivi gli scambisti, da tempo dediti ad appuntamenti nel luogo in questione. Pazienza ! Si va verso l’Api ma dopo un paio di giri scopriamo che gli unici blocchi sono presso i transoni ,  i soli a sfidare il freddo e gli strali di Alfano. Non ci scoraggiamo e la mattina dopo andiamo al presidio alle Muse, di Ancona. Una trentina di “brava gente”, non si vedono gli infiltrati fascisti se non un ciccione ex candidato di Forza Nuova che passa a lato e se ne va con l’aria stizzita. La partecipazione non è  un granché ma c’è un rincuorante striscione contro l’eurodittatura . Scambiamo due parole e prendiamo qualche contatto. Vedremo. Nel resto del paese ci sono state risposte e riscontri all’appello, specialmente in Sicilia dove il movimento dei Forconi mantiene una strutturazione ed a Torino, città da anni ad alta conflittualità, soprattutto per le ricadute della ValSusa. Anche a sud delle Marche è andata meglio. Non è stato il tuono che precede la tempesta ma neanche il flop che ci si poteva aspettare. Certamente si sconta una buona dose di velleitarismo e molta improvvisazione. Le manifestazioni che hanno nella rete il principale supporto possono sorprendere ma il più delle volte deludere. Per ora siamo all’inizio ed hanno fatto bene  i pochi esponenti in vista e le poche sigle organizzate a non impattare frontalmente con i divieti di un ministero delegittimato  e formalmente incostituzionale. Più il potere si sente spodestato e più sono probabili colpi di coda e di testa. Nei prossimi giorni, proprio grazie a questa prudenza iniziale il movimento potrebbe crescere. Ma perché cresca veramente, anzi, perché siano bruciate le tappe di una possibile sollevazione generale sarebbe auspicabile una confluenza dei blocchi e presidi con lo sciopero di Fiom e movimenti antagonisti di giovedì prossimo a Roma, non per sancire un interclassismo degli scontenti ma per rilanciare la lotta politica di classe nelle possibili nuove sinergie che la precarizzazione sociale di massa, oggettivamente, produce. Siamo lontani da una simile prospettiva e ben dentro le rispettive idiosincrasie… PER ORA

sabato 7 dicembre 2013

Critica della religione e rivoluzione politica nel giovane Marx

Appuntamento Uaar ad Osimo
Durante tutto l’incontro, il relatore  Romano Martini illustrerà come e dove nasce la rivoluzione politica ed economica di Marx.Con quella critica alla religione, che lo dividerà profondamente dal suo contemporaneo Feuerbach, il giovane Marx intende gettare le basi di quella prorompente “visione della società” che è stato il suo comunismo teorico.
In contrasto con Ludwig Feuerbach che sosteneva che l’epoca in cui viveva segnava il tramonto della religione, Marx precisa come invece nella religione coabitino un’istanza critica oltreché quella illusoria.


Se per Feuerbach la religione è frutto della coscienza capovolta del mondo, per Marx ciò è dovuto al fatto che la società stessa sia un mondo capovolto. La religione è espressione, è critica della miseria reale in cui l’uomo si trova, con la sua stessa presenza denuncia l’insopportabilità del reale per l’uomo.
La religione è «il gemito della creatura oppressa, l’animo di un mondo senza cuore, così come è lo spirito d’una condizione di vita priva di spiritualità. Essa è l’oppio dei popoli», ottunde i sensi nel rapporto con la realtà, è un inganno che l’uomo perpetra a se stesso. Incapace di cogliere le motivazioni della propria condizione l’uomo la considera come dato di fatto (causa del peccato originale) cercando consolazione e giustificazione nei cieli religiosi. Una concreta liberazione dalla religione non si avrà, come per Bauer, eliminando la religione stessa bensì cambiando le condizioni e i rapporti in cui l’uomo si trova degradato e privato della sua propria essenza.

"CRITICA DELLA RELIGIONE E RIVOLUZIONE POLITICA NEL GIOVANE MARX"


SABATO 14 DICEMBRE, ORE 17.15 - LIBRERIA "IL MERCANTE DI STORIE" DI OSIMO, CORSO MAZZINI 29.


RELATORE  ROMANO MARTINI

giovedì 5 dicembre 2013

Mobilitazioni dal 9 al 12!

Il 9 dicembre è stata lanciata la giornata di lotta 'L'Italia si ferma', con previsti blocchi stradali e produttivi da parte di un pezzo di Italia che lavora, in prevalenza sigle del lavoro autonomo, trasportatori, piccole imprese, i Forconi siciliani...  riuniti nel Coordinamento nazionale di gruppi e dei movimenti. Lavoratori che al pari dei dipendenti, magari dei propri (quando ne hanno), non ce la fanno più a sostenere i costi della crisi e sopportare il degrado politico e morale di chi ci governa al soldo dei poteri eurocratici.
Modalità di autoconvocazione come quelle scelte si prestano ad ogni possibile infiltrazione da parte di forze neofasciste e reazionarie che non si sono fatte attendere, così come sono state puntuali le chiare diffide degli organizzatori a chiunque cerchi di mettere cappelli o inopportuni simboli di partito per strumentalizzare la manifestazione. Malgrado le perplessità per i metodi suddetti alcuni di noi, prevalentemente compagni a partita iva, parteciperanno alle iniziative nella zona di Ancona, anche in virtù dello scarno (ed anche per questo condivisibile) testo di convocazone, dove si indica la necessità di sbarazzarci di questo modello di Europa per riprenderci la sovranità monetaria e popolare.

12 Dicembre 2013 FIOM ...alla lotta!

mercoledì 4 dicembre 2013

Comunicato dei Carc sul Processo di Ancona

Alcuni compagni del partito dei Carc (Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo) sono stati graditi ospiti ad Osimo, dove si sono incontrati con esponenti di L.u.p.o. e del Pcdi, prima del processo di appello che vedeva imputati presso il tribunale di Ancona due loro dirigenti. Il giudice ha deciso per una sentenza di assoluzione nei confronti di Pietro Vangeli e per la conferma (per ora) nei confronti di Massimo Amore. Durante e dopo l'udienza, si è svolto un partecipato presidio a Piazza Roma, dove abbiamo avuto occasione di portare un'attestato di solidarietà, rilevando come i militanti abbiano saputo opportunamente ribaltare la situazione sfavorevole della persecuzione giudiziaria per far arrivare ai lavoratori e cittadini le loro proposte di lotta ed il progetto politico. Gli imputati erano difesi dall'avvocato Paolo Cognini, al quale va il nostro in bocca al lupo anche per l'altro importante processo di Torino che coinvolge i militanti No-Tav, vittime, stavolta, della repressione e dei teoremi inquisitori del già noto Caselli.
Riportiamo di seguito il comunicato dei Carc
LO SCIOPERO DEI LAVORATORI DI GENOVA
PARLA AI MOVIMENTI E ALLA SOCIETA'


La lotta dei lavoratori del trasporto pubblico di Genova contro la privatizzazione del servizio decisa dall’amministrazione di centro-sinistra rappresenta uno spartiacque per diversi motivi.

Il più importante è legato al fatto che, per la prima volta da diversi decenni nel nostro Paese, i lavoratori hanno scioperato per cinque giorni contro la privatizzazione in quanto tale, in un momento in cui, dal Governo alla quasi totalità degli enti locali, il mantra delle privatizzazioni viene ossessivamente ripetuto come inevitabile panacea per i conti pubblici.
Questa volta, i lavoratori di Genova non hanno scioperato per ridurre il danno di una scelta considerata inevitabile : hanno messo in discussione la scelta in quanto tale, costringendo le istituzioni locali, ma anche i media mainstream, a confrontarsi con il tema non preventivato della rivendicazione di un servizio che sia pubblico e di qualità.
Sta in questo il denominatore comune con la battaglia del movimento per l'acqua e con la vittoriosa campagna referendaria del giugno 2011: la rottura dello schema precostituito - privato è bello o comunque inevitabile - e l'apertura di uno spazio politico per un diverso modello di pubblico.

mercoledì 27 novembre 2013

Il cavaliere dimezzato!

Lo spettacolo del cavaliere dimezzato non serve oggi per sancire un qualche passaggio di carattere istituzionale o nelle forme di rappresentanza, come fu in parte il passaggio tra prima e seconda repubblica, quando  impallinarono il suo  mentore Craxi; tale salto storico  si è realizzato, recentemente, con l’insediamento diretto dell’eurocrazia  (Monti  e Letta) al governo di un paese fino allora a pseudo-democrazia bipolare.
Serve invece  a distrarre i coglioni, quelli che ancora (sempre meno, fortunatamente) tifano invece di pensare. Non a caso la decadenza interviene, con tempestiva regia bi-partisan, proprio quando il parlamento blinda la manovra economica definita, oggi, di stabilità; in realtà l’ennesima che punta a destabilizzare il paese. 
Mentre questi si vendono pure la madre e costringeranno le future generazioni di italiani a vivere in un paese espropriato da capitali stranieri e privati, si  manda in scena l’ennesima commedia all’italiana; e c’è da scommettere che fra non molto dovremmo assistere anche allo show di un Brancaleone  suonato che si scaglia contro l’euro trovando, magari, un ulteriore e comprensibile consenso, visto la pavida titubanza della sinistra che si definisce antagonista ad occupare quello spazio politico. Spazio che sta diventando ampia prateria, come dimostrano LePen e Salvini.

martedì 26 novembre 2013

Saldi di fine governo

Prosegue la svendita del patrimonio pubblico italiano da parte di questo governo delle larghe intese che si conferma alle dipendenze degli eurocrati.
Nei settori ancora redditizi e strategici di cantieristica, energia, trasporti si procede alle privatizzazioni e dismissioni. Il def (documento di programmazione economico finanziario) prevede un introito sui 12 mdl e sarà presto  tradotto in manovra  per la legge di stabilità, blindato con la fiducia per non rischiare sorprese dalla fuoriuscita dei berluscones. In questi giorni si sono moltiplicate le critiche sui più diffusi quotidiani nazionali e sui media, non perché si continuano a svendere  settori strategici al capitale straniero  o privato, ma per l’impostazione valutata troppo protezionistica laddove lo stato punterebbe a mantenere il 30% e voce in capitolo in aziende come Eni ed Enav. Questo ci indica quanto il governo Letta faccia parte di un sistema non solo antinazionale ma sovranazionale, organicamente legato a quei poteri intenzionati a metterci a strozzo. 
 La legge di stabilità, imposta da Bruxelles e dalla Bce(così  come la spending review) diventa lo strumento per un esproprio, oltre che di sovranità, anche di risorse economiche a discapito dei paesi  sud europei. Cosicché quando cesserà l’accanimento terapeutico per mantenere in vita l’euro ci ritroveremo alle pezze e con contenziosi  sia riguardo le nostre società di punta nazionali, come sulle nostre società municipalizzate, le spiagge e magari il Colosseo. Tutto questo per appena 6 miliardi di riduzione di un debito insostenibile, intorno ai 130% del Pil ( 2000 mdl), continuamente aumentato da interessi altrettanto insostenibili. Gli altri andrebbero alla cassa depositi e prestiti e questo spiega il tiepido diniego della sinistra sinistrata. Letta, Napolitano e tutti i servi degli eurocrati  andrebbero processati per alto tradimento, o comunque messi in condizione di non nuocere, prima che si vendano il paese.

mercoledì 20 novembre 2013

Guasti e guastatori

C’e una ragione per cui non perdoneremo mai alle liste civiche questi 15 anni. Non la provenienza democristiana riverniciata e rimodulata sul locale, non il magna-magna  che fanno tutti; né il clientelismo ed il nepotismo, riproposto su scala ridotta e quindi più ricattatoria che consensuale.
La ragione consiste nella sistematica devastazione del territorio perseguito per biechi calcoli elettorali, in base ai quali 20 famiglie trattate bene, portano almeno 200 preferenze e 2000 voti. Fino a che questa logica del consenso interessato e contabile viene adottata per imbucare qualche scansafatiche ed ottenerne l’apparente gratitudine, passi… lo fanno tutti. Ma quando si adotta a discapito del territorio  e del diritto delle future generazioni a viverlo non  c’è assoluzione. In Osimo si è fatto di tutto e di più, in procedure che garantivano  oneri di urbanizzazione, mazzette e mazzi di voti. Con il risultato che ci sono  oltre un migliaio di immobili sfitti, invenduti, inutilizzati, un territorio al collasso, reti fognarie ed infrastrutture inadeguate a reggere tali colate di cemento ed assorbire le bombe d’acqua di turno, evocate con rassegnato fatalismo  dai guastatori  istituzionali, ogni volta che la natura fa il suo corso.
Certo ci sono stati e continuano ad esserci i tagli agli enti locali che obbligano i comuni a far cassa in loco; c’è un capitalismo in crisi, nel modello di accumulazione occidentale, che cerca di scaricare i costi sull’ambiente e sul lavoro, c’è una complicità colpevole di tanti somari che barattano piccoli vantaggi immediati con le disgrazie future, sperando che non tocchino a loro. Ma comunque in Osimo si è andati oltre!
E ci va ancora bene che abbiamo da un lato gli Appennini e dall’altro il Balcani e non l’Atlantico, come i nostri più sfortunati concittadini sardi.
Basta colare cemento;  occorre dismettere e/o riqualificare il patrimonio urbano eccedente, garantire gli appartamenti sfitti a canone sociale, operare per la messa in sicurezza del territorio (almeno dove maggiormente compromesso dalle passate gestioni), promuovere le attività primarie, specialmente il biologico e quelle legate all’occupazione giovanile.
Questo dovrà essere il compito principale di chi dovrà succedere ai guastatori, per evitare altre tragedie ampiamente annunciate.
Osimo in Comune

giovedì 14 novembre 2013

Fabriano, 15 novembre - Il manifesto15 novembre - Mobilitazione territoriale
La crisi industriale del nostro territorio è drammatica. Il fallimento della Ardo, il ricorso vinto dalla banche contro la JP, gli esuberi annunciati dalla Best e dall’Indesit sono solo i dati più evidenti di un crollo totale di un sistema produttivo. La nostra città per tanti anni è vissuta sotto il dominio della famiglia Merloni, padroni indiscussi dell’entroterra montano, che hanno fatto il bello e il cattivo tempo sia nell’impresa, sia nella politica. Oggi è chiaro e tragico il loro fallimento. Il 15 novembre Enrico Letta e Romano Prodi verranno a Fabriano a ritirare il premio Merloni. Per noi la loro visita è un insulto ai tanti disoccupati, precari, operai che vedono giorno dopo giorno crollare il loro reddito.
Un insulto al quale dobbiamo rispondere, facendo sentire la nostra arrabbiatura e non lasciando impunita la provocazione di portare nel centro della crisi il capo di un governo non eletto da nessuno, che non fa nulla, fatto di inciuci che mascherano solo interessi privati. Protestare contro la venuta di Letta a Fabriano quindi significa sottolineare una situazione di emergenza lavorativa, ma non solo, significa anche chiedere l’immediata instaurazione di forme di continuità del reddito come tutela sociale per precari, disoccupati e inoccupati.  

Venerdì 15 novembre
Concentramento Corteo - Ore 18.00, Piazzale Matteotti Casa - Reddito - Futuro

alle ore 10 del mattino concentramento in piazzale matteotti anche per manifestazione nazionale indetta dai sindacati confederali, la fiom rimarrà anche per manifestazione pomeridiana

Su Nassirya

A forza di tirare il sasso e nascondere subito la mano al primo rimbrotto il movimento 5 stelle finirà col tirarseli in testa. La deputata Emanuela Corda ha fatto un intervento alla camera non del tutto disprezzabile nel contesto della commemorazione dei soldati italiani caduti a Nassirya nell’attacco alla base Maestrale del 12 novembre del 2003; un anniversario che va sempre più assumendo valenza di giornata dell’ipocrisia nazionale. Si sono sprecati ministri e cappellani militari a raccontar balle e piangere lacrime di coccodrillo quando ben altra è la verità.

mercoledì 13 novembre 2013

Strozzini di Democrazia


Ci sentiamo obbligati a fare delle brevi considerazioni sulla vicenda che ha riguardato i militanti di Sel coinvolti nel contestato volantinaggio sulla cementificazione, la rimozione dei manifesti del PD e l’interrogazione della consigliera d’opposizione Andreoni , la quale rileva giustamente come non si possano applicare le stesse disposizioni per la pubblicità e le attività commerciali alla comunicazione politica.

lunedì 11 novembre 2013

Iperbole

Negri ha sempre avuto posizioni stimolanti, date da un originale mix di determinismo e soggettivismo che solo lui riesce a dosare in maniera apparentemente compatibile. I suoi trascorsi operaisti lo portano sempre ad attribuire  valenza immediatamente politica ad ogni contraddizione che si esprima in forma di lotta. Così come ha questa attitudine all’iperbole grazie a cui riesce a far passare come pienamente realizzati ed operanti processi tutt’al’più in tendenza.
La nostra posizione riguardo l’UE e la sua moneta è nota ed è in questo senso che il terreno europeo può essere per noi terreno di battaglia ma per affermare (non tornare a) la sovranità  nazionale e popolare con tanto di ritorno alla valuta nazionale. Questo non per sciovinismo o tardo-garibaldismo ma perché consideriamo imprescindibile tale passaggio per realizzare una forma socializzata e solidale di economia e convivenza che riattualizzi il comunismo come via d’uscita dalla crisi nell’interesse delle classi popolari. L’orizzonte del vecchio stato nazione è senz’altro insufficiente, occorre costruire un blocco con altri popoli e paesi e senz’altro l’area euromediterranea è oggi ricca quanto devastata di contraddizioni e conflitti tali che potrebbero farla diventare  l’epicentro di questo blocco. Ma i popoli che cercheranno di dargli vita non possono iniziare a costruire dalle tegole (la moneta) anziché dai pilastri; occorre che quei paesi e popoli che scoppieranno prima, rispetto all’ Eurozona, prevedibilmente quelli del sud Europa, tornino alle valute nazionali, affinché non si ripetano le discrepanze odierne, dando vita, al contempo, ad una alleanza e ricerca di omogeneità sulle politiche sociali, fiscali, commerciali, del lavoro ecc… per arrivare poi a compimento con una moneta ed un mercato comune. Ma socialista! Auspichiamo un processo che prenda spunto dall’Alba bolivaviana; lì si cerca di creare un nuovo campo socialista, in fin dei conti, ma senza aver imposto prima il bolivar. Ovviamente non basta la sola sovranità monetaria, servono altre misure  che andiamo illustrando  da anni, inascoltati a sinistra mentre fra poco vedremo le destre reazionarie cavalcare l’uscita dall’euro; recuperando la sovranità monetaria non si aprirà necessariamente una transizione ad un nuovo socialismo ma no potrà esserci questo processo senza l’uscita dall’euro (e dall’Unione imperialista europea).

giovedì 24 ottobre 2013

Parole in libertà dopo il 19 ottobre

Non bilanci ma opere di bene: "si parva licet". (Parole in libertà dopo il 19 ottobre, ossia e ormai dopo aver assodato di essere spiati dal grande orecchio della NSA)

A stretto giro di parole prendo sul serio l'ultima proposizione dell'art. (in merito alla manifestazione romana del 19 ottobre[19°]) postato sul blog- LUPO:"Certo è emersa anche carenza di linea strategica; si denunciano con chiarezza le nefandezze della UE senza indicare l’alternativa ma è dentro questo popolo che dobbiamo costruirla."
Nulla o quasi niente da eccepire sulla valutazione politica della giornata. Parimenti niente da dover aggiungere al significato “pratico” che evidentemente può evincersi dal titolo del post. Sono consapevole che tutto va "maneggiato con cura", ma un azzardo (?) nella diagnosi va fatto, almeno per fissare alcuni punti di discussione possibile.
Il 19° ha presentato, ossia contro ed oltre le rappresentazioni dei media mainstream, prima e dopo "l'evento", (vellicatisi con le solite frasi cerimoniali spaventapasseri:"i pacifici",i "colorati, i "violenti incappucciati" e via discorrendo con vari preformat utilizzabili), una soggettività eterogenea in movimento, completamente e dichiaratamente auto-organizzata.
Lo iato, la differenza o, meglio ancora, la diversità esistenziale, teorica, pratico-organizzativa delle soggettività in forza nel 19° rispetto ai soggetti incarnanti le istituzioni della rappresentanza della bolsa destrocentrosinistra"sindacal-politica"  (l'articolo della LUPO ne illustra e resoconta concisamente e chiaramente la radiografia rispetto a fatti recenti) sono letteralmente -e felicemente- emerse dall'underground della scena pubblica (mediatica, politica e sociale) e dalla marginalità entro cui le si voleva passivamente relegate.
Nuove "rudi razze pagane"  -precari e migranti di "n" e/o "x" generazione, cosiddetti “ceti medi” declassati, realissimi “poveri” vecchi e nuovi- che vivono concretamente la crisi hanno così buttato all'aria il fumoso, "formalista-legalista" e, in definitiva, debolissimo tentativo aggregazionista intorno a una neo-rappresentanza della “sinistra”. Quella del 19°.UNa soggettività eterogenea, finalmente oggi (di nuovo) in movimento, è una nuova "costituzione materiale" – e speriamo programmaticamente (le basi ci sarebbero…) costituente- che non vuole semplicemente immolarsi a difesa di una "costituzione formale" di cui, né oggi né ieri né mai –viste le tendenze correnti- potrà goderne i “benefici”, i “diritti” e le “garanzie” sanciti sulla “Carta” firmata nel Secondo Dopoguerra del secolo scorso.

martedì 22 ottobre 2013

NON BILANCI MA OPERE DI BENE


Non riteniamo sia necessario fare un bilancio di questi 10 giorni di lotta, passati per le mobilitazioni locali precedenti lo sciopero del 18 dei sindacati di base e la grande manifestazione dei movimenti del 19 a Roma, per proseguire con l’assedio ai ministeri, la cosiddetta acampada, fino all’incontro con l’inutile ministro Lupi. Perché i bilanci si fanno a cose fatte o per cicli di lotta chiusi mentre questa ha tutta l’aria di essere (e ci auguriamo che sia) un percorso in divenire.
Tuttavia alcune considerazioni si impongono a partire dal confronto con la manifestazione del 12 in difesa della Costituzione, posta  con sospetto anticipo da quella sinistra di sistema che guarda ancora al suo sfilacciato cordone ombelicale con il Pd.
La gita Landini –Rodotà – Vendola (in Barca?) ha avuto una riuscita certamente inferiore malgrado le previsioni della vigilia e non ci dispiace per via della pur doverosa difesa della Carta ma, semmai, per l’incapacità di cogliere i mutamenti della costituzione materiale dei soggetti conflittuali per i quali la riproposizione stantia del centrosinistra non solo non li rappresenta ma si traduce in ostilità normalizzatrice. Ci dispiace anche per la scelta della Fiom che ha seguito e subito le scelte dei suoi dirigenti nell’ignorare il 19 e le sue in iniziative preparatorie, come avvenuto in Ancona, dove si notava per la sua assenza il sindacato che avrebbe dovuto avere più di un motivo per dirne quattro a Letta ed ai ministri del suo governo Quisling, calati in città a benedire la Serbia delle delocalizzazioni.
La tanta evocata violenza non si è vista, salvo qualche scaramuccia assorbita dalle componenti organizzate del corteo ed opportunamente dirottata in rivendicazioni di radicale vertenzialità sociale più che politica (e questo può essere il limite più ostico per il futuro); nessun confronto con il 15 ottobre 2011, sia perché il tragitto verso i ministeri è stato concesso dal governo delle “larghe intese e del basso profilo”, sia perché stavolta non ci sono stati colpi di mano di auto proclamati coordinamenti per stendere tappeti rossi a politici e rappresentanti dei movimenti di turno.
I movimenti per la casa, dei migranti e contro le grandi opere hanno intercettato decine di migliaia di proletari, precari, disoccupati -classe vera- e non solo militanti o pur lodevoli testimoni dei partiti e gruppi politici in coda al corteo. Classe vera che tenta di ricomporsi (pur nelle sue contraddizioni indotte) e non piccolo borghesi indignati che si consolano con i vaffanculo del deus ex machina di turno. Soggetti auto organizzati sui propri bisogni e diritti dei quali rivendicano la pratica anche nell’illegalità, specialmente oggi che la legalità è appannaggio di un garante ampiamente esautorato dai poteri forti europei ed illegittimo, in base agli stessi criteri della rappresentanza bipolare che si è dato. Certo è emersa anche carenza di linea strategica; si denunciano con chiarezza le nefandezze dell’UE  senza indicare l’alternativa ma è dentro questo popolo che dobbiamo costruirla.

martedì 15 ottobre 2013

Manifestazione ad Ancona

Il governo delle larghe intese non ha perso occasione di mostrare alla città di Ancona  su che cosa Pd e Pdl se la intendono bene; nel negare gli spazi di democrazia e di praticabilità del dissenso verso i poteri eurocratici ed i loro servi.  
 La manifestazione indetta per portare a Letta ed ai suoi ministri il rifiuto di sottostare alle politiche di austerità, dei continui tagli allo stato sociale, al genocidio dei migranti, al furto dei beni comuni e della volontà popolare come avvenuto per l’acqua pubblica (questi i temi sugli striscioni) è stata negata da questore e prefetto che hanno disposto un blocco sui quattro lati della rotonda  adiacente il cavalcavia degli Archi. 
Un tentativo, alla fine riuscito, di forzare il blocco su un percorso di ripiego ha provocato scontri, con un compagno ferito a manganellate. Malgrado tutto si è riusciti ad arrivare al Piano per poi tornare su via de Gasperi, ma quando ormai i blindatissimi ministri se ne erano andati dal vertice in Regione con i loro colleghi della Serbia. Evidentemente non si voleva dare un segnale di debolezza o instabilità in questo incontro internazionale che doveva, invece, mostrare il consenso indubbio di cui gode questa accozzaglia che nessuno ha eletto, o meglio  espressa da un solo elettore: Napolitano.
Probabilmente quello visto oggi in Ancona è un assaggio di ciò che ci aspetta alla manifestazione di sabato a Roma (quella per cui hanno spostato Roma-Napoli), un assaggio di ciò che ne sarà della democrazia nel nostro paese semi commissariato da Bruxelles, Bce, Fmi e dai loro Quisling ma questo non ci farà arretrare…
Tutti a Roma, sabato 19 ottobre, alla manifestazione contro il governo della precarietà e dell’austerità, per riprenderci quegli spazi che oggi hanno tentato di chiuderci.

domenica 13 ottobre 2013

A pranzo con Letta (paga lui)!

Martedì 15 ottobre in occasione del vertice intergovernativo italo-serbo che si terrà ad Ancona nel palazzo della regione, tutto il governo Letta in pompa magna sarà presente nella città dorica. Non possiamo quindi lasciarci sfuggire l’occasione di manifestare l’enorme disagio sociale in cui versa il nostro paese a causa delle politiche d’austerity imposte dall’Europa e immediatamente eseguite dai governi nazionali, quali il nostro.
La giornata del 15 ottobre ricade all’interno della settimana di mobilitazione nazionale e lotta per la difesa dei beni comuni e anche questa, vuole essere una scadenza per far sentire la nostra voce contraria alla precarizzazione generale delle nostre vite, la distruzione del welfare sociale e l’annullamento dei diritti e delle libertà fondamentali di ognuno.

venerdì 11 ottobre 2013

Ladroni e Cazzoni

Il tetto dei 300.000 euro per le donazioni dei privati che i partiti del governo pd-pdl  si sono regalati ha provocato la reazione del movimento 5 stelle con epilogo di insulti e divertente bagarre in parlamento. Non fosse che c’è veramente poco da ridere nell’indecoroso spettacolo che la maggioranza offre della propria arrogante impunità  e ci sia ben poco da sperare in una opposizione che sommerge di cazzate le poche cose serie sulle quali ha tenuto il punto. Tra queste non c’è sicuramente l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, così come non c’è la scomunica sull’emendamento riguardane il reato di clandestinità, ma questa è un’altra storia: la storia di una immensa tragedia, per  la fabbrica di morti che è divenuto il canale di Sicilia e la storia dell’indegna comica delle ripicche di Grillo  e Casaleggio ai loro senatori. Per il finanziamento pubblico, invece, noi abbiamo sempre sostenuto che è un falso problema, perché il problema vero è costituito dal finanziamento privato.
Noi non siamo particolarmente amanti della democrazia borghese che è iniqua  proprio perché è formale (e non sostanziale) per via delle disparità economiche e siamo sostanzialmente per l’abolizione dei partiti, da sostituire con forme di potere popolare, ma chi dice di credere in questa democrazia dovrebbe preoccuparsi dei soldi privati con in quali i politici ed i partiti vengono messi a libro paga delle classi dominanti e dei poteri  oligarchici. E’ da questo lato più democratico un finanziamento pubblico minimo, garantito paritariamente  a tutti, abolendo quello privato o tutt’al’più limitandolo, diciamo, sui 10 euro a testa o fondazione, quello che potrebbe permettersi anche un disoccupato, in modo da non consentire un vantaggio nel far politica ai soli rappresentanti dei ricchi. Giustissimo indignarsi per questi 600 milioni di lirette ma i finanziamenti diretti ed indiretti privati sono da sempre più cospicui, questo è il vero problema non un finanziamento pubblico se fosse trasparente, esclusivo e controllabile dall’obbligo di documentare  le uscite, se si crede alla democrazia… Noi non ci crediamo ma Grillo racconta di si

mercoledì 9 ottobre 2013

Cambiare le leggi sull'immigrazione e politica estera

Anche sulla strage di Lampedusa non sono mancate le strumentalizzazioni e le ipocrisie. Innanzitutto di quelle forze politiche che continuano a cavalcare sentimenti xenofobi pur di fronte a questa immane tragedia; poi delle istituzioni  e dei loro responsabili, capaci di prodursi in pianti e sfilate ma incapaci di garantire persino un riparo dall’acqua ai superstiti, quando si poteva mettere sollecitamente a disposizione tende e strutture di esercito e protezione civile, oppure requisire qualche nave da crociera.
Dei tanti che hanno esternato dispiacere e buoni propositi ha brillato il ministro della difesa Mauro per la sua strenua difesa delle missioni che chiama di pace, missioni che servirebbero ad interporsi in situazioni di guerra e di guerra civile, in modo da prevenire o limitare le ondate di profughi. Egli ha lodato lo sforzo dei militari, sia in opera di pattugliamento e soccorso che di interposizione nei conflitti.
La capacità di soccorso l’abbiamo vista in questo caso e nei molti altri conclusi con morti annegati; la politica estera e militare italiana, asservita a quella Usa e proiettata  verso l’area islamica e nordafricana, è stata ed’è tra le principali cause di destabilizzazione e deflagrazione dei conflitti armati che provocano gli esodi dei disperati: i profughi che bussano e spesso muoiono sulle nostre coste.

lunedì 30 settembre 2013

A Pugno Chiuso 2013 - sintesi dei due giorni

Gli interventi succedutesi nella ultima edizione di "A pugno chiuso" hanno evidenziato posizioni distanti sulle proposte riguardanti le questioni legate al territorio, mentre abbiamo notato convergenze e spirito costruttivo riguardo i temi da noi posti sulla crisi e la necessità di rompere  i vincoli dell'Europa dell’euro.
I rappresentanti delle forze di opposizione locale, nell’incontro del venerdì, hanno prevalentemente tergiversato sulla questione delle alleanze, trascurando o giudicando prematuro entrare approfonditamente nel merito dei programmi.
In questo Sel e Pelide hanno lamentato l’assenza del Pd osimano, giudicato imprescindibile per qualsiasi cartello che si riprometta di interrompere l’egemonia ed il governo delle liste civiche;

giovedì 19 settembre 2013

Euro-debito-nazionalizzazioni-protezionismo...

Euro-debito-nazionalizzazioni-protezionismo…
Siamo contro questa Europa almeno dal 1992, dal trattato di Maastrich; allora ci siamo opposti a quella costruzione indicando  quei motivi che oggi si sono ampiamente realizzati. Inascoltate Cassandre a sinistra, dove si vagheggiava di un Europa dei popoli che in vent’ anni non si è mai vista, realizzandosi invece l’Europa delle banche, la costruzione subimperialsita (voluta, eccome, dagli Usa) che doveva concentrare capitali nella Germania e nel centro nord, trasformando i paesi del sud nel meridione dell’Unione Europea.
 A sinistra si ragionava così per malafede o per frainteso internazionalismo, confondendo l’internazionalismo proletario con la globalizzazione imperialista, o sperando in una immancabile successione deterministica. Ma più spesso era la malafede, specialmente nel nostro paese, dove i governi di centro sinistra hanno posto gli architravi  tanto delle misure liberiste quanto delle servitù euriste e dove la sinistra cosiddetta radicale o alternativa non è mai stata in grado di tagliare il cordone ombelicale con il perno di questo centrosinistra: quel pds-ds-pd che ha degnamente espresso un premier come Prodi (presidenza e privatizzazioni  I.R.I. e   presidenza Commissione Europea)
Ancora Il tabu dell’euro persiste a sinistra mentre sembra oramai rimosso, soprattutto,  in certe posizioni prevalentemente di destra.  Cominciano a venir fuori posizioni che prendono in considerazione l’uscita dalla moneta unica e acquistano anche visibilità mediatica. In Germania si fa strada una formazione che vuole l’uscita dei tedeschi, dall’”alto”, per non invischiarsi nei debiti degli altri ; queste posizioni sicuramente non porteranno nulla di buono se prendessero corpo, cosa peraltro probabile. Abbiamo sempre sostenuto la necessità alla sovranità monetaria, ma essa da sola, ovviamente, non basta ad affrontare la crisi nell’interesse delle classi popolari.

lunedì 16 settembre 2013

"A pugno chiuso" 2013

L’attuale edizione di “A pugno chiuso” si svolgerà  venerdì 20 e Sabato 21 settembre al centro sociale di via del Covo di Campocavallo ed avrà, quest’anno, una dimensione più da manifestazione politico-culturale che da festival come nelle passate edizioni.

giovedì 12 settembre 2013

La banalità del male assoluto



Il male assoluto, così come il bene assoluto sono concetti astratti ed anche pericolosi che possono facilmente scivolare l’uno nell'altro. Ricordiamoci tutte le guerre del benevole ordine imperiale contro l’asse del male di turno, rappresentato oggi dal regime di Assad e dal corridoio sciita. Ma è comprensibile che Domenico Quirico usi tale espressione, sia per la sua traumatica esperienza che per la altrettanto traumatica presa d’atto che la rivoluzione siriana non è quella che credeva e difendeva ma quella che da due anni andiamo dicendo

venerdì 6 settembre 2013

Presidio ad Osimo contro l'attacco alla Siria!

L.u.p.o. aderisce alla manifestazione dei Cantieri di pace contro l’attacco alla Siria.
Sabato 07/09/13 ore18.00 tutti in Piazza Boccolino ad Osimo.
Il compito dei comunisti e degli antimperialisti è quello di sostenere Assad ed i suoi soccorritori, se questi ultimi manterranno le palle. Se è un bastardo è il nostro bastardo. Noi siamo da circa 70 anni un paese sotto occupazione e gli occupanti devono indebolirsi. Si aprono profonde divergenze nello stesso campo imperialista sul sostegno al nobel x la pace che azzarda la guerra nucleare

Tranquilli... e mazziati

Andrea Tranquilli, di nome e di fatto, direttore del Salesi, sostiene che non ci saranno ricadute da intasamento per i parti nella sua clinica, dopo la chiusura dei reparti  di Osimo

martedì 3 settembre 2013

Latini sta per partorire (ma non in una ostetricia pubblica)

Il nuovo sistema sanitario a cui fa riferimento il consigliere Latini, intento ad approfittare oltremisura del suo scranno per esternare cose utili alla prossima campagna elettorale anziché fare cose utili per i cittadini, rappresenta una soluzione vecchia quanto il liberismo economico  e del tutto complementare alla politica dei tagli ed accentramenti operati dalla giunta Spacca e dal governo nazionale (o meglio eurocratico): smantellare quel che resta dei servizio sanitario pubblico per aprire un ennesimo mercato, quello della penalizzata Valmusone, ai faccendieri privati. Non è che ci vuole molto a pensarla, un po’ di senso del paradosso ci vuole, semmai, per evocare in ciò il protagonismo della società civile che invece è tale quando si batte per difendere con i denti i diritti acquisiti, mentre é senz’altro indice di inciviltà continuare a voler trasformare i servizi ed i diritti in merci; smantellare il welfare per ampliare i mercati dei servizi privatizzati, in modo da attirare quei capitali in caduta di profitto sull’industriale ed il manifatturiero. Meglio, poi, se sono capitali in mano di amici riconoscenti più che solidali.

mercoledì 28 agosto 2013

Distacchi contatori acqua ad Osimo

Se il Sindaco del Comune di Osimo non avesse a suo tempo ignorato l'invito del Coordinamento Marchigiano dei Movimenti per l'Acqua ad un incontro in cui ascoltare le proposte di quei cittadini che tutt'oggi si battono affinché venga rispettato l'esito dei referendum per l'acqua bene comune del giugno 2011, si sarebbe probabilmente astenuto dalla ridicola ed antiscientifica dichiarazione secondo cui, per prevenire i drammatici casi di distacco del contatore dell'acqua riconducibili a difficoltà economiche dell'utenza, "non c'è migliore via che il ricorso alla rete parentale" (da "il Resto del Carlino" del 22-08-2013).
Il mancato incontro sarebbe anche servito a sottolineare che l'ONU ha riconosciuto l'accesso all'acqua come DIRITTO UMANO FONDAMENTALE (non un'elemosina) e le istituzioni pubbliche sono chiamate a non violare questo diritto universale. Che, come tale, prescinde sia dall'avere o meno parenti facoltosi sia dall'essere o meno in buoni rapporti con i suoceri! Votandosi alla logica del profitto delle società per azioni partecipate dal Comune di Osimo, come l'ASTEA, il Sindaco non si rende evidentemente conto che l'acqua è un bene essenziale per chiunque e la garanzia di poter accedere almeno ad un quantitativo minimo vitale è alla base di una effettiva convivenza civile, che implica la pacifica condivisione della risorsa; indipendentemente dal comune di residenza e dal budget che questo stanzia col risultato netto di garantire gl'incassi del gestore.

lunedì 26 agosto 2013

Countdown

Lo scompaginamento delle formazioni guerrigliere che operano in territorio siriano da parte delle truppe governative, conseguente alle profonde spaccature delle centrali ideologiche e strategiche sunnite, nonché dei diversi  interessi d’area dei paesi a maggioranza sunnita, sta mettendo in fibrillazione i governi europei  e gli Stati Uniti. In particolare la solita Francia dalle rinnovate mire neocoloniali e con l’ambizione di guidare la politica estera della titubante UE sta spingendo per l’intervento armato, dando prova di continuità tra il precedente governo Sarkosy e l’attuale esecutivo a guida socialista.

giovedì 22 agosto 2013

Sfinge e Gattopardo

La liberazione di Mubarak può essere immediatamente letta come un’ulteriore prova di tracotanza dei militari egiziani e dei loro sponsor sauditi, un modo per approfondire il solco con quelle componenti liberal -occidentali del movimento tamarrùd la cui mancanza di prospettive ed il cui spiazzamento sono ben testimoniate dalla allucinata presa di posizione di Samir Amin

venerdì 16 agosto 2013

Guerra civile egiziana

Guerra civile e guerre per procura.
Può aiutare a comprendere la tragica partita che si gioca in Egitto la consistenza dei finanziamenti che il paese ha ricevuto nell’ultimo anno di presidenza Morsi: circa 15 ml di dollari da Arabia Saudita ed Emirati, 7 dal Qatar, 2 dalla Turchia ed i soliti 1.3 annuali dagli Usa. Ciò rende conto della divisione nel mondo sunnita dove Arabia e Qatar rivaleggiano tra loro nel contendere alla Turchia (dalle rinnovate mire neo-ottomane) l’egemonia nell’area e nella umma islamica. Qatar e Turchia si sono prontamente schierati con la confraternita mentre l’Arabia e le loro dirette propaggini salafite hanno appoggiato il golpe dell’esercito che ha destituito il legittimo governo. Gli Stati Uniti sembrano stare alla finestra,  limitandosi a reazioni dovute e di facciata, forse illudendosi che questo scontro sia finalizzato a determinare chi potrà offrirsi quale più sicuro alleato; Francia e Germania si agitano invano dimostrando soltanto di tener loro le redini dell’UE e quanto siano impotenti.

martedì 6 agosto 2013

Aspettando la provvidenza



Si è tenuto il consiglio comunale di Osimo all’aperto , nell’atrio dove sparirono apollini e veneri per parlare della sanità e -ci saremmo aspettati - anche della provvidenza, ma di questi tempi sparisce anche quella. Si sono alternati i soliti attori di un copione che va in scena da circa 15 anni, da quando le liste civiche si misero in testa di fare l’ospedale di rete a San Sabino. Il problema è che da allora non c’è più un progetto istituzionale di ospedale di rete; da allora intervengono i tecnici a spiegarci che ci sono i tagli a cui adeguarsi; oggi si chiamano spending review e le parole inglesi nascondono notoriamente fregature. Ascoltiamo i nostri amministratori lamentarsi, perlopiù a ragione, della Regione che li osteggia, mentre Regione e Asur  si rifugiano dietro i bilanci per farci capire (neanche tanto velatamente) che se devono tagliare i primi a rimetterci sono i comuni che non li votano. Bene!

venerdì 2 agosto 2013

"Già ci manca"...


La fine di Berlusconi non farà finire il berlusconismo ma lo relegherà tra i “peones” contigui alle classi dominanti; per le classi medio basse ed i lavoratori, su cui pure quel modello aveva (eccome!) fatto presa, l’illusione liberista, quella per cui tutti possiamo imitare i modelli del successo o goderne gli effetti,era finito da tempo, spazzato via dalla crisi; se la guerra è l’igiene dei popoli la crisi lo è della falsa coscienza.

mercoledì 31 luglio 2013

Festival A Pugno Chiuso 2013: presentazione e programma provvisorio

Pugno chiuso, outing e bozza di programma dopo la riuscitissima iniziativa di finanziamento per cui ringraziamo tutti i compagni e simpatizzanti:
anche quest’anno la nostra associazione organizzerà un momento di riflessione e confronto politico nell’ambito dell’inossidabile festival “A pugno chiuso”, anche se la prossima edizione, prevista per venerdì 20 e sabato 21 settembre avrà una connotazione più da manifestazione politica e meno da festa popolare, pur non priva di momenti di socializzazione e convivialità, oltre che di eventi culturali. Non neghiamo che lo svolgimento in scala ridotta di quella che era la ricorrenza più importante della sinistra di classe in ValMusone sia dettata anche dalla crisi, quella economica che coinvolge gli attivisti (la maggior parte lavoratori precarizzati o disoccupati) quella politica che ci vede lambiti dalla crisi generale politica e ideologica della sinistra sistemica.

martedì 23 luglio 2013

I turbamenti di Emma



Emma Bonino non ha mai goduto la nostra stima; tralasciando il resto non reputiamo certo le sue simpatie filosioniste e le sue antipatie antiislamiche adatte a farle ricoprire la carica attuale; risulta infatti uno dei pezzi che meno si incastrano in quello sgangherato puzzle del governicchio bipartisan, trovandosi altrettanto  a mal partito del suo predecessore Terzi nel governo tecnico, in realtà altrettanto bipartisan dell’attuale. La politica estera è quella che misura più impietosamente l’assenza di autonomia politica di una casta dirigente. La sua sterile indignazione sul caso dell’oppositore e truffatore kazako conferma che i poteri oligarchici, nel caso soprattutto quelli di Eni e banche truffate, contano più dei politici e semmai ne dettano la linea.

lunedì 22 luglio 2013

Impuniti



Abbiamo i marò prigionieri in India, vittime di una legge assurda di La Russa e della disonorevole mancanza di parola del passato governo; abbiamo un funzionario prigioniero in Kazakistan vittima di qualche spinello, forse di qualche insolvenza di Eni e sicuramente della mancanza di trattati bilaterali in materia di estradizione e giustizia
Poi scopriamo che il ministro degli interni prende ordini dal presidente del Kazakistan, il quale ci ha imposto di estradare i suoi dissidenti, ma non può esser dimesso perché salterebbe il governicchio pd–pdl;  sentiamo un parlamentare esibirsi in insulti razzisti e sessisti ma non può esser dimesso, perché salterebbe la finta opposizione del suo partito. Giorgio Napolitano, del quale secondo Grasso non si può pronunciare il nome invano, così ha disposto in nome del senso di responsabilità verso gli italiani… Razzisti, vendi patria, finanche pedofili o serial killer; questo od altro si rivelassero  i nostri indegni rappresentanti  vanno lasciati responsabilmente al loro posto in nome delle euro-oligarchie sovrane. Intanto vengono arrestati i ragazzi che in ValSusa difendono il territorio e la salute degli abitanti, la parte migliore del paese… in nome di quale autorità? Quella di una paradossale corte dei miracoli che occorre spazzar via prima che si vendano anche la nostra dignità.