Euro-debito-nazionalizzazioni-protezionismo…
Siamo contro questa Europa almeno dal 1992, dal trattato di Maastrich; allora ci siamo opposti a quella costruzione indicando quei motivi che oggi si sono ampiamente realizzati. Inascoltate Cassandre a sinistra, dove si vagheggiava di un Europa dei popoli che in vent’ anni non si è mai vista, realizzandosi invece l’Europa delle banche, la costruzione subimperialsita (voluta, eccome, dagli Usa) che doveva concentrare capitali nella Germania e nel centro nord, trasformando i paesi del sud nel meridione dell’Unione Europea.
A sinistra si ragionava così per malafede o per frainteso internazionalismo, confondendo l’internazionalismo proletario con la globalizzazione imperialista, o sperando in una immancabile successione deterministica. Ma più spesso era la malafede, specialmente nel nostro paese, dove i governi di centro sinistra hanno posto gli architravi tanto delle misure liberiste quanto delle servitù euriste e dove la sinistra cosiddetta radicale o alternativa non è mai stata in grado di tagliare il cordone ombelicale con il perno di questo centrosinistra: quel pds-ds-pd che ha degnamente espresso un premier come Prodi (presidenza e privatizzazioni I.R.I. e presidenza Commissione Europea)
Ancora Il tabu dell’euro persiste a sinistra mentre sembra oramai rimosso, soprattutto, in certe posizioni prevalentemente di destra. Cominciano a venir fuori posizioni che prendono in considerazione l’uscita dalla moneta unica e acquistano anche visibilità mediatica. In Germania si fa strada una formazione che vuole l’uscita dei tedeschi, dall’”alto”, per non invischiarsi nei debiti degli altri ; queste posizioni sicuramente non porteranno nulla di buono se prendessero corpo, cosa peraltro probabile. Abbiamo sempre sostenuto la necessità alla sovranità monetaria, ma essa da sola, ovviamente, non basta ad affrontare la crisi nell’interesse delle classi popolari.