Il governo italiano evidentemente pensava che l’India fosse ancora
un paese del terzo mondo senza rendersi conto che la repubblica delle banane è
oramai il nostro sventurato paese, così ridotto grazie anche alla pervicace
opera di Monti, impegnato a distruggerne la residua immagine prima di andarsene,
dopo averne massacrato l’economia e la sovranità.
Le dimissioni dell’inadeguato ministro Terzi hanno comunque
avuto il merito di mettere a nudo le responsabilità collegiali (e soprattutto
di Monti) sulla desolante farsa che ha visto protagonisti i militari italiani,
accusati di aver sparato a due pescatori scambiati per pirati. Ma un
altro protagonista non è stato sufficientemente inchiodato alle sue ben più
gravi responsabilità: l’allora ministro
della difesa del governo Berlusconi Ignazio La Russa, estensore della legge che
consentiva ai nostri militari di prestare servizio, alla stregua di contractors
mercenari, su navi di armatori privati. In questo modo sperava forse di
arrotondare il bilancio ed approfondire quella estraniazione del legame dell’esercito
con le masse popolari e gli interessi nazionali (già aggravato con la soppressione della leva)
per aprirsi, magari, ad incoffessabili
business tra il mondo delle stellette e quei traffici, spesso illeciti, sulle rotte
non casualmente infestate dai cosiddetti pirati. Va ricordato che l’oceano
indiano ed il tratto di golfo antistante la Somalia sono diventati una
gigantesca e lucruosa discarica abusiva, persino di scorie nucleari, sin da
prima che se ne accorgesse la povera Ilaria Alpi.
Non sappiamo con precisione cosa sia avvenuto sulla Enrica
Lexie ma sappiamo bene cosa è successo dopo, quando le navi militari indiane hanno
intimato all’equipaggio ed all’armatore di attraccare al primo porto pena l’affondamento.
In un caso del genere non era prevista dalla legge del perspicace ministro di chi fosse
la competenza; simili decisioni, riguardanti i rapporti internazionali e delicate
questioni diplomatiche restavano al ministero della difesa ed al governo oppure
al datore di lavoro occasionale? Ma è chiaro che se fosse stato specificato che
l’ultima parola spettava al governo nessun imprenditore o agenzia privata
avrebbe affittato i militari mercenari; in tal caso avrebbero preferito la piena
disponibilità dei vigilantes privati. Allora è chiaro che questa legge non si doveva
proprio fare. Ora che la frittata è fatta ci potrebbe essere un modo più dignitoso
di risolvere il contenzioso: arrestare La Russa, impacchettarlo e spedirlo in
Kerala, chiedendo uno scambio con i due marò… anzi tale soluzione andava
perseguita dall’inizio di questa crisi invece di dar vita al vergognoso
balletto che ha visto l’Italia perdere la faccia, sia all’inizio, pretendendo
di fregarsene del diritto internazionale, sia dopo,contravvenendo alla parola data.
La risibile scusa, secondo cui lo spergiuro serviva ad avere garanzie dall’India
sulla non applicazione della pena di morte, si contraddiceva con le
dichiarazioni roboanti circa il diritto a tenere il processo in Italia e per la
formulazione del reato stesso da parte della corte indiana che non la contempla. In realtà sono
state le pressioni economiche, tra le quali la rescissione dei contratti per ingenti
forniture militari e soprattutto il sequestro di fatto del nostro ambasciatore
che hanno costretto politici e vertici militari a fare frettolosa marcia indietro,
malgrado le dichiarazioni di facciata.
Al di là della strumentalizzazione in vista delle elezioni
anticipate operate dal centro destra (che rimane principale responsabile di
tutto ciò insieme al suo incapace ministro) questa vicenda conferma ancora una
volta quanto sia lettera morta l’art. 11 della nostra Costituzione, dimostra
che il nostro esercito è stato ridotto ad una agenzia di volontari, il più delle volte operanti per interessi
altrui, come nelle cosiddette missioni di pace a supporto delle invasioni a
stelle e strisce o come nella guerra alla Libia, paese con cui avevamo i
migliori rapporti e contratti in tutto l’occidente ed oggi ne siamo scalzati. E
quando non si mettono a disposizione, di fatto, di stati maggiori stranieri i nostri volontari possono oggi andare direttamente
alle dipendenze di affaristi frivati.
Tale inglorioso epilogo deve indurre ad una immediata modifica del
dispositivo concepito da La Russa
impedendo tassativamente l’impiego dei nostri soldati a fini privati ma deve
anche riaprire un dibattito sulla necessità del ritorno all’esercito di leva e
sul loro impiego nell’esclusivo interesse del popolo italiano (al quale la leva
assicura appartenenza più del volontariato), per la difesa del paese e non per
aggressioni comunque mascherate, affinché
tornino ad essere i figli di una patria dove si eserciti la piena sovranità
popolare
Art. 11
L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali
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