lupo

giovedì 18 dicembre 2014

Governo/crisi e conflitti: lavoro, occupazioni, nuove e vecchie povertà

Il dibattito di venerdì 19 é intitolato così per rendere l'abusato termine "governance" in un italiano dove le fregature e le misure antipopolari sono rese come tali e non edulcorate o asettiche come da traduzioni inglesi sempre in bocca ai recenti premier e ministri. In un interessante passaggio del libro di Cremaschi che verrà presentato nel corso della serata si fa riferimento al governo di Solidarietà nazionale del 76, con cui il Pci tradusse la linea del compromesso storico, con l'appoggio esterno ad Andreotti. C'erano in ballo le misure di austerità, sull'onda lunga dello schok petrolifero, l'aumento delle tasse, il taglio della scala mobile, taglio delle festività indennizzate ecc.. tale connubbio continuerà fino al varo delle leggi di emergenza per fronteggiare la "sovversione" politica ed il cosiddetto terrorismo. Allora come oggi la crisi economica e sociale fu usata come opportunità per ridefinire i processi di valorizzazione e le forme autoritarie del comando fino a sospendere le libertà costituzionali (allora non si arrivò a mettere tali misure in Costituzione, come il pareggio di bilancio o a tentar di modificarla formalmente: lo si fece materialmente). La crisi in cui siamo immersi, manifestatasi  nel 2008, non è un semplice prolungamento di quelle cicliche che abbiamo avuto dal dopoguerra, usate sin dalla fine degli anni 70 per le ristrutturazioni aziendali, dei cicli produttivi e per attaccare le precedenti conquiste del movimento operaio; è una crisi strutturale sistemica che durerà ancor anni se non decenni, una di quelle profonde causate dalla sovrapproduzione assoluta di merci e, soprattutto, di capitali. Crisi in cui le società occidentali, nel nostro caso le classi popolari dei paesi sudeuropei, se non si ribelleranno, dovranno convivere con una disoccupazione di massa, l'imposizione di misure liberiste, guerre forse non sempre scaricabili ai confini periferici (vedi l'Ucraina) e forme istituzionali a-democratiche, prive anche del consenso perverso che possono avere le dittature. Questa nuovo esercizio di governo é privo di una vera sovranità, spoliato dai poteri eurocratici, dal FMI, dalla BCE di cui è passacarte; é senza rappresentanza, dato il sempre più esteso Aventino popolare che si manifesata in astensione e calo dei consensi; é oltretutto senza mandato degli elettori rimasti, almeno per gli ultimi tre esecutivi nominati. Tuttavia non manca di strumenti normativi e repressivi che stanno minando la democrazia parlamentare per come la conoscevamo, stravolgendo la Costituzione nelle sue parti migliori e soprattutto attaccando quelle pratiche e quelle componenti sociali che producono resistenza e conflitto. Quindi il lavoro, i diritti e le capacità organizzative ad esso collegati, con i lavoratori da ricondurre a mere variabili del capitale; da quei governi di solidarietà nazionale, fino alle larghe intese odierne, sfondare sul terreno delle conquiste operaie significa poi imporre ed universalizzare un modello di produzione-gestione della crisi ed azzeramento del conflitto all'intera società. Quindi i bisogni e le pratiche di riappropriazione ad essi collegati, soprattutto quando questi si emancipano dalla sfera assistensiale, caritatevole-paternalistica e tendono ad esprimere una irriducibilità alle categorie sociologiche, (i poveri, le povertà) per rivendicare una autonoma soggettività politica. Nel jobs Act e nell'ignobile Piano Casa, sono ben riconoscibili tali strumenti.
Giorgio Cremaschi, già leader del movimento No debito e Ross@, rappresenta un pezzo della storia del sindacalismo italiano, come ben ci ricorda l'ultimo suo libro "lavoratori come farfalle" che presenteremo nel corso della serata ed è senz'altro titolato a parlare delle lotte dei lavoratori che - ci ricorda - in questo trentennio di devastazione liberista sono sempre riemerse, malgrado le sconfitte ed il declino dei sindacati confederali.
Silvana Pazzagli ha contribuito a dar vita all'esperienza Casa de Nialtri, laboratorio-comunità che ha raccolto le necessità dei senza tetto di Ancona, sia italiani che immigrati, promuovendo un percorso di autogestione per tanti esclusi che hanno ritrovato protagonismo e dimensione collettiva; una prima esperienza si è scontrata con l'ottusa chiusura della giunta comunale, una seconda è tutt'ora in corso avendo come referente l'ente regionale.
Salvatore Amura interviene come portavoce del Comitato Disoccupati e Disagiati, individui e Famiglie di Osimo con gravi problemi per la perdita del lavoro, per il rischio di sfratti imminenti o distacchi di utenze per morosità; malgrado condizioni economiche per molti al limite della indigenza questi cittadini hanno saputo porsi come soggetto collettivo ed autoorganizzato, presentando anche soluzioni praticabili all'amministrazione, come la costituzione di una cooperativa per lavori che potrebbero essere assegnati in ausilio alle società partecipate, come la dilazione delle bollette per una erogazione ridotta ma garantita nell'essenziale.
Disoccupati, lavoratori, occupanti, immigrati, le molteplici figure del lavoro precario o parasubordinato producono conflitto spesso non comunicante, a volte persino in contrapposizione reciproca, come nei tanti casi in cui si manifestano guerre tra poveri approfondite da chi ci soffia sopra o anche da chi cavalca le divisioni con falso buonismo, magari allo scopo di aumentare i ricatti lavorativi, innescare bombe sociali o semplicemente lucrarci sopra come si è visto a con mafia capitale. Dal pacchetto Treu, alle leggi sull'immigrazione, dal morbo D'Antona-Biagi-Ichino fino al jobs act si è perseguita una frantumazione della forza lavoro, una convivenza civile in bilico tra emergenze forzate ed integrazione altrettanto forzate. Il corpo sociale e lavorativo è stato messo in contrapposizioni strumentali ma che hanno finito, spesso per esser rese effettivamente confliggenti. I fatti di Tor sapienza e quelli del Corvetto possono avere una base popolare comune, possono venir spiegati con analoghe categorie sociologiche ma in un caso vince la gestione reazionaria della crisi (anche se si uscisse dall'euro) nell'altro si esplicita un percorso di ricomposizione di classe, con il quartiere e gli studenti in difesa degli sgomberati. Ma la necessaria ricomposizione difficilmente può avvenire sul terreno rivendicativo dei bisogni e degli interessi materiali o delle lotte per quanto radicali, proprio per le divisioni indotte dal governo/crisi; questi potevano essere base di partenza quando c'era un soggetto lavoratore trainato da settori maggioritari omogenei, oggi crediamo che debba necessariamente darsi sul terreno politico e per questo i conflitti dovrebbero alimentarsi come vasi comunicanti, non ristagnare negli argini dei propri obbiettivi parziali. Questo è anche il senso di un incontro tra protagonisti così eterogenei
Sentiremo in merito anche le proposte del Movimento 5 Stelle con David Monticelli, consigliere d'opposizione che sostiene col suo movimento progetti come il Social housing, oltre ad aver avviato la raccolta firme per la campagna "Fuori dall'Euro", finalizzata al referendum e di Fabio Pasquinelli, dell'Altra Osimo con la Sinistra, detentore della delega al lavoro in Giunta. Li sentiremo soprattutto su quanto possono ancora le amministrazioni locali strette dai vincoli dei patti di stabilità (in osimano "tagli"), ricadute locali delle varie spending review (in italiano "tagli") conseguenti alle politiche di austerità imposte dalla Troika
Andrea Soprani, combattivo sindacalista della Fiom con il quale abbiamo sostenuto dure bataglie contro le delocalizzazioni ed i licenziamenti moltiplicati nei nostri territori presenterà l'ultima pubblicazione di Cremaschi.

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