A un anno dalle prossime elezioni
comunali si può tranquillamente affermare che questa maggioranza politica
osimana, totalmente dominata dalle liste civiche, è da registrare tra i Governi
dell’Anonimato. E questo non perché questioni e tematiche degne di essere
affrontate a Osimo non ve ne siano, bensì non si opera per la mancanza di una
coesione interna alle liste civiche, da loro stessi ammesso, riferendosi al
venir meno di una delle tre U, quella dell’Unità.
Anche perché quelle poche volte
che hanno provato, o meglio ha provato il sindaco, a proporre delle
provocazioni, più che delle proposte, si è trovato nella posizione di dover
fare marcia indietro, prendendo atto che il suo pensiero non è condiviso da una
parte consistente della cittadinanza, ad oggi la maggioranza degli Osimani,
come pure dalla sua maggioranza politica traballante. Si pensi alla questione
del plesso scolastico “Bruno da Osimo”, l’unica scuola primaria situata
all’interno delle mura storiche, che il Nostro voleva abbattere per costruire
appartamenti, dimenticandosi che nella città che governa ci sono circa duemila
unità abitative vuote; ebbene, dopo che i genitori della storica scuola ed
esponenti della lista Osimo in Comune hanno raccolto varie centinaia di firme e
manifestato tutto il loro disappunto, il sindaco, forse consigliato dal deus ex
machina Latini, ha deciso di fare l’unica cosa sensata da compiere, ovvero
ristrutturare il plesso senza cambio di destinazione d’uso.
Un’altra scivolata si verificò con
la questione dei parcheggi, al momento in stand-by, da localizzare in aree con
tutt’altra funzione e destinazione, mediante progetti superspaziali: lo
sbancamento di tutta la terra sottostante piazza Gramsci, giù giù fino a via
Cialdini, che avrebbe permesso di ricavare centinaia di posti auto sotterranei,
magari con sala cinematografica annessa; o l’altra soluzione identificata nella
riconversione dello stabile dove attualmente si trova l’ex-cinema Concerto e il
mercato coperto, destinandone l’area a un maxi parcheggio, con tutti i disagi
che avrebbe creato sia alla viabilità, sia alla salubrità dell’aria, sia alla
salvaguardia della piazzetta antistante l’entrata della basilica di San
Giuseppe. In questo caso, oltre allo sConcerto di cittadini e comitati locali,
perplessità sono state manifestate anche da persone interne alle liste civiche.
Per ragioni evidenti, non si
intende aprire la questione legata alla strada di bordo, opera fantasma.
Oltre a questo immobilismo
interno, legato ai rapporti di forza modificati e agli equilibri saltati
all’interno delle liste civiche, è doveroso prendere atto che ormai da qualche
anno, a causa del Patto di Stabilità, gli amministratori locali operano con le
mani legate, di fatto non più in grado di prendere decisioni politiche in
ambiti sociale ed economico, settori che oggi, a causa della crisi sistemica
che il capitalismo sta attraversando, risentono dello scarso intervento della
mano pubblica, le cui conseguenze, come la chiusura di attività produttive e
l’impoverimento generalizzato dei lavoratori, stanno portando l’Italia (secondo
alcuni l’hanno già portata) verso un default non dichiarato.
E tutto questo a causa della
perduta sovranità monetaria, delegata alla Banca Centrale Europea, che, in nome
della finanza speculativa motore dello sviluppo e della Germania locomotiva
dell’Europa, ha incatenato i paesi cosiddetti Piigs a una moneta, l’euro,
sopravvalutata per la loro organizzazione produttiva, limitandone le
esportazioni. Con la conseguenza di subire una svalutazione interna in termini
di tagli al welfare e ai diritti dei lavoratori. Provvedimenti politici e
legislativi voluti dal Piddimenoelle (prendendo
a prestito il vocabolario di Grillo), sponsorizzato dalle grandi banche (vedi
Monte dei Paschi) e non ostacolato da quella sinistra, che qualcuno chiama sinistrata, la quale non ha ancora ben
capito la differenza tra internazionalismo dei popoli e internazionalismo dei
capitali. E pensare che l’associazione Lupo, già vent’anni fa, scandiva lo
slogan “Osimo fuori da Maastricht”.
Ma visto il risultato del M5S,
che a Osimo ha ottenuto il 36%, di cui un buon 15-20% proveniente dagli
elettori delle liste civiche, si può ancora sperare in un cambiamento verso la
democrazia partecipativa, a patto che a livello nazionale vengano messi in
discussione provvedimenti come il Fiscal Compact e si ritorni alla Lira, e a
livello locale si lavori per l’abolizione del Patto di Stabilità.
Simone Bompadre
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