Per noi non c’era
assolutamente nulla di nobile allora, nella scelta di unire le forze per
combattere il conflitto e l’insorgenza di
qualificati settori di classe operaia e ampia parte dei movimenti sociali per
mezzo di esecutivi di solidarietà nazionale, i quali avrebbero sospeso gran parte dei
diritti costituzionali. Un governo Andreotti che doveva garantire questa innaturale alleanza tra i
difensori del patto atlantico ed i
filosovietici del Pci fu fatto fallire dal sequestro Moro la cui evoluzione,
fino al drammatico epilogo, gettò molte ombre sulla Democrazia Cristiana e su
Andreotti stesso, fino alle esplicite accuse nelle lettere dello statista
ancora in vita. Molte altre ombre costellarono la sua lunga pratica del potere,
dalle trame nere che incrociarono i complotti delle massonerie, disseminando di
tracce inquietanti la lunga stagione delle stragi di stato, fino ai rapporti
col Vaticano ed i suoi banchieri; dalla intesa con il Pci per la repressione
dei processi rivoluzionari, nella stagione dell’emergenza, fino alla sua
liquidazione da ambizioni di governo attraverso la nascita del
Caf (craxi-andreotti-forlani). Fu un fedele alleato degli Usa, della Nato e dei
relativi torbidi servizi, anche se gli va riconosciuta, al pari di Craxi, una
certa autonomia nella politica mediorientale, con scelte talvolta filo-arabe non
prive di un certo coraggio. Siamo sicuri che quei segreti di stato per i quali
avrebbe potuto eventualmente rispondere non saranno mai rimossi e ciò di cui ha
risposto, a conclusione dei processi per collusione e complicità con la mafia,
è tanto insufficiente quanto attribuibile più ad un sistema che ad un solo uomo,
per quanto potente. Quel suo maniacale quotidiano andare a messa alle sei del
mattino, le sue battute di sagace cinismo, persino la sua spregiudicata e
clientelare gestione del partito, delle sue correnti e delle relazioni di
potere palesi ed occulte, nell’Italia dal dopoguerra alla fine della 1°
Repubblica, indicano tuttavia l’attaccamento a valori e ad una visione del
mondo che gli dobbiamo riconoscere, per quanto li abbiamo a ragione combattuti.
Niente a che vedere con gli squallidi ed orbi naviganti a vista di oggi. Ma il
compromesso storico di allora, formulato da politici di tal fatta, così come
quello attribuito ai loro odierni eredi imbastarditi rivelano un medesimo
disegno volto a scaricare la crisi sulle classi popolari ed a reprimerne le
lotte. E oggi come allora va respinto.
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