Si è tenuto il consiglio comunale di Osimo all’aperto , nell’atrio dove sparirono apollini e veneri per parlare della sanità e -ci saremmo aspettati - anche della provvidenza, ma di questi tempi sparisce anche quella. Si sono alternati i soliti attori di un copione che va in scena da circa 15 anni, da quando le liste civiche si misero in testa di fare l’ospedale di rete a San Sabino. Il problema è che da allora non c’è più un progetto istituzionale di ospedale di rete; da allora intervengono i tecnici a spiegarci che ci sono i tagli a cui adeguarsi; oggi si chiamano spending review e le parole inglesi nascondono notoriamente fregature. Ascoltiamo i nostri amministratori lamentarsi, perlopiù a ragione, della Regione che li osteggia, mentre Regione e Asur si rifugiano dietro i bilanci per farci capire (neanche tanto velatamente) che se devono tagliare i primi a rimetterci sono i comuni che non li votano. Bene!
Per quanto ci riguarda ribadiamo che gli osimani dovranno difendere con i denti il loro ospedale e non solo ostetricia e ginecologia, perché temiamo che L’Inrca non diventerà mai un ospedale di rete ma resterà fondamentalmente un geriatrico mentre una soluzione per l’area della Valmusone va cercata con la lotta e la mobilitazione dei cittadini, rilanciando una soluzione baricentrica.
Si sono sprecati negli interventi di amministratori locali e tecnici di Regione e Asur riferimenti ai vincoli della spending review col dimesso fatalismo dell’ineluttabile, pena il commissariamento. Oggi si tagliano i servizi perché ce lo chiede l’Europa, prima per il taglio dei trasferimenti agli enti locali, poi per i patti di stabilità; e questa politica dei tagli serve a trasformare quei servizi in merci per cui aprire fiorenti mercati Ciò dimostra ancora una volta che siamo un paese che ha ceduto la sovranità, dal capo dello stato all’ultimo dei funzionari locali, una paese dove la politica in tutte le sue dimensioni è commissariata dalle eurocrazie: dal famoso pilota automatico di Draghi. In queste condizioni è quasi inutile far programmi per il bene comune; il primo punto dovrebbe essere impugnare i patti di stabilità e opporsi al commissariamento ed all’esproprio della sovranità popolare.
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