lupo

martedì 6 agosto 2013

Aspettando la provvidenza



Si è tenuto il consiglio comunale di Osimo all’aperto , nell’atrio dove sparirono apollini e veneri per parlare della sanità e -ci saremmo aspettati - anche della provvidenza, ma di questi tempi sparisce anche quella. Si sono alternati i soliti attori di un copione che va in scena da circa 15 anni, da quando le liste civiche si misero in testa di fare l’ospedale di rete a San Sabino. Il problema è che da allora non c’è più un progetto istituzionale di ospedale di rete; da allora intervengono i tecnici a spiegarci che ci sono i tagli a cui adeguarsi; oggi si chiamano spending review e le parole inglesi nascondono notoriamente fregature. Ascoltiamo i nostri amministratori lamentarsi, perlopiù a ragione, della Regione che li osteggia, mentre Regione e Asur  si rifugiano dietro i bilanci per farci capire (neanche tanto velatamente) che se devono tagliare i primi a rimetterci sono i comuni che non li votano. Bene!
Ma questa seduta consiliare, per quanti non si fermeranno alle scontate diatribe maggioranza-opposizione, ha mostrato a chi è abituato a pensar male una ovvia convergenza tra gli interessi della Regione e quelli, annunciati quanto occultati, di chi vuole aprire mercati alla sanità privata. Sappiamo che le scelte politiche della Regione puntano sostanzialmente a favorire i feudi di Spacca e tagliare in quei territori che abbiano la sventura di non essere governati da sodali o compatibili;così come  sappiamo del debole che i nostri amministratori hanno sempre avuto per sussidiarietà e privatizzazioni, come fu per il destituito project financing. Certo, oggi il nostro primo cittadino si esprime per la sanità pubblica, ostentando divertenti cazziatoni a pdiisti e contigui (i quali pur sapendo di esser costretti a votare unanimemente si contorcevano in impopolari distinguo) ma c’è da scommettere che quando  si entrerà nel vivo della campagna elettorale per le comunali, il bravo consigliere regionale Latini  potrebbe estrarre il coniglio dal cilindro, riappellarsi alla provvidenza e rendere pubblico un progetto di ospedale privato. Quel progetto annunciato in pompa magna sui megamanifesti ma assolutamente e prudentemente omesso nel civico consesso, così che Simoncini ha avuto buon gioco ad ergersi a paladino del servizio pubblico. Spacca e soci che tagliano opportunamente dove non comandano finirebbero così per riconciliarsi con coloro che cavalcheranno il risentimento popolare per incrementare la sanità privata, convenzionata o meno. Il risultato potrebbe essere una  momentanea riduzione di costi per una Regione sempre più "virtuosa", una sempre maggiore influenza politica e controllo di un enorme potenziale economico da parte delle giunte che adotteranno soluzioni privatistiche, per arrivare poi ad un compromesso sulle convenzioni privato-pubblico che ingrasserà politici ed operatori dei servizi mercificati, lievitando ulteriormente i costi. In questa eventualità  il voto  bipartisan sul documento, emendato da minacciate vie giudiziarie, si rivelerebbe a posteriori un compromesso imperfetto sulla salute dei cittadini.
Per quanto ci riguarda ribadiamo che gli osimani dovranno difendere con i denti il loro ospedale e non solo ostetricia e ginecologia, perché temiamo che L’Inrca non diventerà mai un ospedale di rete ma resterà fondamentalmente un geriatrico mentre una soluzione per l’area della Valmusone va cercata con la lotta e la mobilitazione dei cittadini, rilanciando una soluzione baricentrica.
Si sono sprecati negli interventi di amministratori locali e tecnici di Regione e Asur riferimenti ai vincoli della spending review col dimesso fatalismo dell’ineluttabile, pena il commissariamento. Oggi si tagliano i servizi perché ce lo chiede l’Europa, prima per il taglio dei trasferimenti agli enti locali, poi per i patti di stabilità; e questa politica dei tagli serve a trasformare quei servizi in merci per cui aprire fiorenti mercati Ciò dimostra ancora una volta che siamo un paese che ha ceduto la sovranità, dal capo dello stato all’ultimo dei funzionari locali, una paese dove la politica in tutte le sue dimensioni è commissariata dalle eurocrazie: dal famoso pilota automatico di Draghi. In queste condizioni è quasi inutile far programmi per il bene comune; il primo punto dovrebbe essere impugnare i patti di stabilità e opporsi al commissariamento ed all’esproprio della sovranità popolare.

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