Con Legge 27/12/2013, n. 147 (legge di stabilità 2014) è
stata modificata la legge 04 aprile 1956, n. 212 eliminando la propaganda
elettorale indiretta (propaganda effettuata dai cosiddetti
"fiancheggiatori") e riducendo il numero degli spazi destinati alla propaganda
elettorale diretta, spettanti alle liste che partecipano alle
consultazioni. Questo impedirà ad associazioni come la nostra di
intervenire sugli spazi elettorali per indicare temi pertinenti alla loro attività od alle istanze di cui
sono portatrici, da collegare eventualmente a candidati (indirettamente) o
forze politiche di riferimento. Al di là dell’aspetto contingente della
imminente scadenza elettorale comunale, per cui non abbiamo particolari
esigenze (men tre poteva esser utile usufruire delle bacheche per far valere
opzioni sovraniste-solidali, altrimenti assenti dalle competizioni europee),
questa misura rappresenta l’ennesimo
taglio alla democrazia anziché alle spese inutili che ci raccontano dover
perseguire con le famose spending review. Infatti mentre è del tutto irrisorio
il risparmio per la cartellonistica, visto che i pannelli vanno comunque
piazzati, diventa ulteriormente slegato
il meccanismo della rappresentanza
rispetto ai territori ed alle forme associative che possono darsi i
cittadini dal basso. Si evidenzia ancora come lo stesso involucro della
democrazia formale debba esser svuotato dalla “governance” della crisi che
mette direttamente i poteri finanziari ed oligarchici a dettare l’agenda ai
politici passacarte, i quali devono
astrarsi da qualunque criterio di rappresentatività eliminando
pluralità, proporzionale, senato… per
accelerare sui peggioramenti alla Costituzione e sul sistema presidenzialista.
In tale quadro si va ad eliminare non
soltanto quello spazio di relativa ambiguità in cui, in passato, si
inserivano movimenti con propensioni entriste o politici con l’ambizione di
farsi una corte antagonista, ma si chiudono anche gli sbocchi di mediazione o
interlocuzione istituzionale alle istanze conflittuali. Basta pensare a come si
è chiusa (per ora) la vicenda di “Casa de Nialtri” quando in altri tempi, non
lontani, avrebbe probabilmente provocato spaccature nel governo della città.
Oggi invece il Pd ha fatto quadrato ponendosi come la principale e sistemica
traduzione dei diktat europei. Possiamo pensare anche a movimenti come quelli
romani per la casa, Il NO Tav, No Muos..;
in tempi non lontani si trovavano partiti e politici pronti a tentar di
blandirli (vedi Crocetta), oggi questi stessi li colpiscono riesumando i reati
di terrorismo perché i poteri sovranazionali, prima ancora di quelli nazionali,
decidono che la Torino-Lione diventi legge dello stato, che il pareggio di
bilancio vada in Costituzione o che gli spioni americani abbiano bisogno di
nuove orecchie e droni. Il problema non si riduce alla sterile denuncia dell’ennesimo
colpo alla democrazia ma nel prendere consapevolezza che di fronte a crisi
gravi ed al rischio di perdere l’egemonia le classi dominanti liquidano quelle forme democratiche che
possono permettersi quando la loro supremazia non è a rischio. La crisi è anche
un sistema di governo autoritario delle stesse contraddizioni che produce e le classi popolari possono invertire la tendenza
non tanto con il voto o l’estremismo parlamentarista, ma sovvertendo i rapporti
di forza tra le classi.
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