lupo

martedì 29 aprile 2014

Democracy Review

Con Legge 27/12/2013, n. 147 (legge di stabilità 2014) è stata modificata la legge 04 aprile 1956, n. 212 eliminando la propaganda elettorale indiretta (propaganda effettuata dai cosiddetti "fiancheggiatori") e riducendo il numero degli spazi destinati alla propaganda elettorale diretta, spettanti alle liste che partecipano alle consultazioni. Questo impedirà ad associazioni come la nostra di intervenire sugli spazi elettorali per indicare temi pertinenti  alla loro attività od alle istanze di cui sono portatrici, da collegare eventualmente a candidati (indirettamente) o forze politiche di riferimento. Al di là dell’aspetto contingente della imminente scadenza elettorale comunale, per cui non abbiamo particolari esigenze (men tre poteva esser utile usufruire delle bacheche per far valere opzioni sovraniste-solidali, altrimenti assenti dalle competizioni europee), questa misura rappresenta  l’ennesimo taglio alla democrazia anziché alle spese inutili che ci raccontano dover perseguire con le famose spending review. Infatti mentre è del tutto irrisorio il risparmio per la cartellonistica, visto che i pannelli vanno comunque piazzati, diventa ulteriormente slegato  il meccanismo della rappresentanza  rispetto ai territori ed alle forme associative che possono darsi i cittadini dal basso. Si evidenzia ancora come lo stesso involucro della democrazia formale debba esser svuotato dalla “governance” della crisi che mette direttamente i poteri finanziari ed oligarchici a dettare l’agenda ai politici passacarte, i quali devono  astrarsi da qualunque criterio di rappresentatività eliminando pluralità, proporzionale, senato…  per accelerare sui peggioramenti alla Costituzione e sul sistema presidenzialista. In tale quadro si va ad eliminare non  soltanto quello spazio di relativa ambiguità in cui, in passato, si inserivano movimenti con propensioni entriste o politici con l’ambizione di farsi una corte antagonista, ma si chiudono anche gli sbocchi di mediazione o interlocuzione istituzionale alle istanze conflittuali. Basta pensare a come si è chiusa (per ora) la vicenda di “Casa de Nialtri” quando in altri tempi, non lontani, avrebbe probabilmente provocato spaccature nel governo della città. Oggi invece il Pd ha fatto quadrato ponendosi come la principale e sistemica traduzione dei diktat europei. Possiamo pensare anche a movimenti come quelli romani per la casa, Il NO Tav, No Muos..;  in tempi non lontani si trovavano partiti e politici pronti a tentar di blandirli (vedi Crocetta), oggi questi stessi li colpiscono riesumando i reati di terrorismo perché i poteri sovranazionali, prima ancora di quelli nazionali, decidono che la Torino-Lione diventi legge dello stato, che il pareggio di bilancio vada in Costituzione o che gli spioni americani abbiano bisogno di nuove orecchie e droni. Il problema non si riduce alla sterile denuncia dell’ennesimo colpo alla democrazia ma nel prendere consapevolezza che di fronte a crisi gravi ed al rischio di perdere l’egemonia le classi dominanti  liquidano quelle forme democratiche che possono permettersi quando la loro supremazia non è a rischio. La crisi è anche un sistema di governo autoritario delle stesse contraddizioni che produce e  le classi popolari possono invertire la tendenza non tanto con il voto o l’estremismo parlamentarista, ma sovvertendo i rapporti di forza tra le classi.

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