Il risultato delle europee conferma innanzitutto l’estrema
volubilità dell’elettorato italiano, oltre che la tendenza ad un elevato
astensionismo. Tuttavia la rilevanza che è stata attribuita a queste
consultazioni dalle principali forze in competizione sulle politiche nazionali
ha finito per limitare anche la legittima fuga dal voto (che comunque riguarda
un 43% dei cittadini).
Ci aspettavamo una affermazione del Pd di Renzi ma in una
sorta di testa a testa con Grillo che
invece è stato doppiato e, pur restando saldamente il secondo partito, rischia
adesso un tracollo altrettanto rapido della inaspettata ascesa; quantomeno se
non cambia pelle e sostanza.
Riteniamo che non abbia pagato il “Ni” sull’Europa, le
sparate su tante questioni incongruenti e l’ambiguità su temi essenziali,
perseverata nella illusione di un’allucinata autosufficienza da raggiungere
pescando a destra e a sinistra. La parodia dell’abbraccio di Benigni a
Berlinguer , pur con le parti invertite tra comico e politico, non ci suggeriva
soltanto la questione morale ma
l’ombrello protettivo della Nato … e con la guerra civile che monta in Ucraina
c’è poco da ridere.
Non sappiamo se una posizione dichiaratamente antieuro avrebbe limitato i
danni, certamente tale posizione ha premiato la Lega e la rozza quanto chiara
comunicazione del suo segretario. La carenza di progetto politico organico su Europa,
possibili alleanze, politiche
sociali, reperimento delle risorse, modello di partito, risolte da Vespa con le
consuete pose istrioniche del leader, non hanno stavolta catturato il
potenziale di rivolta del paese. Gli italiani alle prese con
disoccupazione e povertà crescenti ne
hanno le scatole piene di “tutti a casa”, finanziamento pubblico, processi e
referendum on line, carenza di programmi da risolvere consultando la rete. Ora
le teste d’uovo dei M5S devono scegliere se ancorarsi ancora su queste scemenze, magari replicando
la parabola di Di Pietro, oppure diventare un partito vero, posizionarsi
rispetto alla questione di classe, chiamare allo scontro sociale, smettendola
di evitare mobilitazioni e cortei come fossero la peste. Devono scegliere se
continuare a fare da ombrello o da accendino ai conflitti.
Renzi ha rappresentato compiutamente il blocco sociale
ancora garantito, oltre agli impauriti dal terrorismo mediatico pro-Europa. In
Italia non siamo arrivati ancora al punto di rottura della corda tesa e pensare
oggi a referendum sull’Euro può servire solo a chi in cuor suo spera di
perderlo. Siamo certi che la musica cambierà tra poco tempo; ci sentiamo di
prevedere una parabola per Renzi simile a quella di Monti e dei tanti uomini della provvidenza così cari
al genio italico. Prevediamo anche che approfitterà della grande quanto
effimera investitura per portare a fondo le controriforme istituzionali
liberticide e l’attacco alle residue tutele sociali, magari la scala mobile,
agitando la carota ed impugnando il bastone come ha già fatto con il job’s act
ed il piano casa. Non crediamo invece che scalfirà (come annunciato) la sua
base sociale eurista, a cominciare dal pubblico impiego.
La lista Tsipras italiana, eurista e filo atlantica, ha
raggiunto il quorum per il rotto della cuffia e questo lascia più che mai campo
aperto all’urgenza di costruire una forza sovranista di sinistra, confermandosi
fondamentalmente un crescente sentimento antieuropeo catalizzato - per ora -
soltanto dalle destre; infatti i cosiddetti euroscettici si sono affermati in molti paesi, insieme al calo dei socialisti,
come esemplificato dal caso francese. Il gruppo socialista europeo ne esce con
le ossa abbastanza rotte, a parte l’eccezione italiana e la tenuta tedesca e
questo renderà più difficilmente governabili le istituzioni europee,
soprattutto sembra certo che il vecchio asse franco-tedesco lascerà il posto ad
un terreno di scontro vista la tenuta della Merkel e della sua linea di
austerità, il tonfo di Hollande e l’affermazione della le Pen. Neanche tra le
forze populiste di destra e tra quelle critiche di sinistra si vede la
possibilità di convergenze in tempi brevi
al fine di organizzare una efficace opposizione, con Vendola pronto a
rilanciare l’”interlocuzione” con i socialisti in Europa e con Renzi in Italia.
Intanto sabato e domenica prossima, parteciperemo ai lavori
di Chianciano per la terza assemblea della sinistra sovranista contro l’Euro;
la forza che mancava a queste elezioni per una risposta popolare ai veri
populismi, quelli degli imbonitori al soldo delle oligarchie europee.
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