Il tetto dei 300.000 euro per le donazioni dei privati che i partiti del governo pd-pdl si sono regalati ha provocato la reazione del movimento 5 stelle con epilogo di insulti e divertente bagarre in parlamento. Non fosse che c’è veramente poco da ridere nell’indecoroso spettacolo che la maggioranza offre della propria arrogante impunità e ci sia ben poco da sperare in una opposizione che sommerge di cazzate le poche cose serie sulle quali ha tenuto il punto. Tra queste non c’è sicuramente l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, così come non c’è la scomunica sull’emendamento riguardane il reato di clandestinità, ma questa è un’altra storia: la storia di una immensa tragedia, per la fabbrica di morti che è divenuto il canale di Sicilia e la storia dell’indegna comica delle ripicche di Grillo e Casaleggio ai loro senatori. Per il finanziamento pubblico, invece, noi abbiamo sempre sostenuto che è un falso problema, perché il problema vero è costituito dal finanziamento privato.
Noi non siamo particolarmente amanti della democrazia borghese che è iniqua proprio perché è formale (e non sostanziale) per via delle disparità economiche e siamo sostanzialmente per l’abolizione dei partiti, da sostituire con forme di potere popolare, ma chi dice di credere in questa democrazia dovrebbe preoccuparsi dei soldi privati con in quali i politici ed i partiti vengono messi a libro paga delle classi dominanti e dei poteri oligarchici. E’ da questo lato più democratico un finanziamento pubblico minimo, garantito paritariamente a tutti, abolendo quello privato o tutt’al’più limitandolo, diciamo, sui 10 euro a testa o fondazione, quello che potrebbe permettersi anche un disoccupato, in modo da non consentire un vantaggio nel far politica ai soli rappresentanti dei ricchi. Giustissimo indignarsi per questi 600 milioni di lirette ma i finanziamenti diretti ed indiretti privati sono da sempre più cospicui, questo è il vero problema non un finanziamento pubblico se fosse trasparente, esclusivo e controllabile dall’obbligo di documentare le uscite, se si crede alla democrazia… Noi non ci crediamo ma Grillo racconta di si
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