Anche chi non
condivide la nostra linea dovrebbe riconoscere che l’ipocrisia non ci
appartiene e quindi non si sorprenderà se non ci accodiamo ai convenevoli di
circostanza riguardo le condizioni di salute di Bersani, colpito da un
aneurisma quando ormai marginalizzato dal Pd e dalla vita politica: quei
convenevoli profusi da molti suoi nemici, dichiarati ed occulti, nel mentre si
danno di gomito. Non sappiamo se il suo malore
sia imputabile allo stress provocato dalle sconfitte, dalle pugnalate dei suoi
compagni di partito che impallinarono il
suo candidato Prodi o dal fato cinico e baro. Probabilmente se il corso del
destino (o della volontà divina, per
alcuni) può essere influenzato dal rito collettivo delle preghiere altrettanto
potrà farlo il rito delle maledizioni e lui ne ha ricevute tante nel suo
impegno sciagurato a trascinare il nostro paese nella seconda guerra di Libia.
Questo è stato il male peggiore della sua carriera politica, ben più delle
scelte di campo imputabili alla linea del suo partito, delle liberalizzazioni
ininfluenti di cui andava tanto fiero, delle
metafore di dubbia sagacia; aver suonato le trombe a fianco di Sarkosy (e di Hollande) ricattando e costringendo l’imbelle
Berlusconi a partecipare alla carica, a concedere basi e truppe per un impresa
che ha danneggiato il nostro paese e distrutto uno stato fino allora amico. Grazie
al suo iperattivismo coadiuvato dai falchi oggi spennati del suo partito, oltre
che all’atavica mancanza di palle di Berlusconi, entrammo in guerra con un
paese con cui avevamo i migliori accordi commerciali per la fornitura di
materie prime; spaccammo un vaso di Pandora i cui cocci ci cadranno in testa
per decenni. Tutto questo per mettere in difficoltà il governo dell’amico di Gheddafi.
Tuttavia il male non si augura a nessuno, neanche al suo sodale D’Alema che da
segni di stress anche lui. Neanche a Gheddafi e Milosevic che impararono a loro
spese quanti serpenti si nascondono nella grande famiglia dei socialisti.
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