La Electrolux propone la drastica riduzione dello stipendio già scarso dei lavoratori per mantenere in Italia i siti produttivi, altrimenti minaccia di delocalizzare in Polonia. Il ricatto, messo in forma brutale ma chiara, deve aprire gli occhi a quegli operai e sindacati che ancora sperano nella ripresa o negli investimenti stranieri per mantenere uno straccio di reddito o di lavoro. Il lavoro potremo conservarlo se ci adatteremo a stipendi polacchi oggi, moldavi domani, sub-sahariani dopodomani. Gli ammortizzatori sociali non dureranno all’infinito e per gli esuberi della Roal siamo già passati alla mobilità. Non se ne esce né con stipendi sotto la soglia di sopravvivenza né con sussidi all’infinito. Occorrono forti misure protezionistiche che tutelino le produzioni nazionali e ne garantiscano sbocchi di mercato. Misure che stimolino forme di autogestione operaia sostenute da forti investimenti pubblici.
L’esatto contrario delle politiche perseguite da questo governo messo lì dai poteri eurocratici per svendere il paese, come stanno realizzando in questi giorni con le ulteriori privatizzazioni di banchitalia, enav, poste . Quando i privati, soprattutto di gruppi stranieri, entrano a rilevare imprese e settori economici nostri non lo fanno certo nell’interesse dei cittadini italiani. Nei casi di Elettrolux e Roal si è rivelato chiaramente l’intento dei gruppi stranieri di investire capitali solo per rilevare marchi di prestigio per poi liberarsi degli operai che tale prestigio hanno determinato con le loro professionalità. Più remunerativo trasferire le produzioni dove non è garantita la stessa qualità ma sicuramente è assicurato un costo del lavoro molto più basso. Fermiamoli, prima che si vendano pure la madre!
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