lupo

giovedì 14 novembre 2013

Su Nassirya

A forza di tirare il sasso e nascondere subito la mano al primo rimbrotto il movimento 5 stelle finirà col tirarseli in testa. La deputata Emanuela Corda ha fatto un intervento alla camera non del tutto disprezzabile nel contesto della commemorazione dei soldati italiani caduti a Nassirya nell’attacco alla base Maestrale del 12 novembre del 2003; un anniversario che va sempre più assumendo valenza di giornata dell’ipocrisia nazionale. Si sono sprecati ministri e cappellani militari a raccontar balle e piangere lacrime di coccodrillo quando ben altra è la verità.
L’esercito italiano è stato mandato ad occupare un paese sovrano per compiacere Bush e per non esser tagliati fuori dallo sfruttamento dei pozzi di Nassiriya, sui quali l’Eni già beneficiava di buoni contratti grazie alle storiche politiche filoarabe dei governi della 1° repubblica. I carabinieri sono stati mandati al massacro perché un invasione non è uno scherzo e perché i mediatori di allora - quelli che costano molto cari al contribuente per trattare ed ungere in situazioni dove tribù e milizie territoriali impongono pizzi di tutti i tipi (tipo Iraq ed Afghanistan)- non avevano afferrato in  tempo l’affermazione della fazione di Moktada al Sadr dentro gli instabili equilibri della comunità sciita di allora. I militari occupanti dovettero accorgersene quando furono costretti a sparare anche su donne e civili, nella poco eroica battaglia dei ponti dell’aprile successivo.
Non c’era nessun bisogno che la Corda rettificasse il senso chiarissimo del suo intervento definendo aberrante l’ideologia di chi combatte per difendere il territorio dalle truppe occupanti, anche quando ciò comporta il sacrificio consapevole della propria vita. E non si può parlare di terrorismo in una guerra durata diversi anni (e non finita)dove sono stati uccisi circa 4500 marines, altrettanti contractors e altre centinaia di militari e mercenari inviati dai cosiddetti “volenterosi”. Si tratta di guerra patriottica e partigiana di resistenza. Certo si può sostenere che i combattenti non iracheni della resistenza non possono essere equiparati, per esempio, ai partigiani di via Rasella ma anche la guerra di liberazione italiana vide, dal lato dei partigiani, combattere volontari stranieri; nella nostra regione centinaia di serbi. Parlare di terrorismo invece del termine corretto resistenza di guerre umanitarie invece che di invasioni, di missioni di pace invece che di truppe di occupazione, di bombe intelligenti per stragi indiscriminate fa parte di questa neo lingua dell’ossimoro che serve a manipolare l’opinione pubblica; non c’è nessuna pertinenza ad indulgervi nelle rare occasioni che si presenta uno scranno di verità.
Lo slogan di certi cori antagonisti, tipo 10 100 1000 Nassirya non ci appartiene, né l’astio per il corpo militare di Salvo d’Acquisto, ma pur partecipi al dolore delle famiglie e di quanti hanno perso i loro cari non ci associamo all’altro coro, quello degli ipocriti che danno gli ordini criminali senza rischiare nulla. La responsabilità è dei governi di centrodestra e di centrosinistra che stanno violando da oltre un ventennio, almeno dalla invasione della Somalia, l’articolo 11 della nostra Costituzione.
L.u.p.o.

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