L’elezione di Matteo Renzi a segretario del Pd era scontata nel risultato ma non del tutto nelle dimensioni. E soprattutto non era per nulla scontata l’alta affluenza. Non ci sentiamo di dare spago a interpretazioni giustificatorie sul popolo delle primarie, del tipo va bene pure il porco purché sia una faccia nuova. Non siamo di quelli che pensano che la base sociale sia buona e semmai i dirigenti cattivi ma, in genere, riteniamo che la base meriti sostanzialmente i leader che si è scelta o che si ritrova, se non li abbatte. Tanta sinistra ha sempre cercato le connivenze con i social liberisti giustificandosi con la necessità di dialogare e magari riprendersi un popolo sano, sempre di sinistra, ma inconsapevolmente ingannato da dirigenti farabutti o traditori; ed intanto con quei farabutti dividevano le poltrone. Sotto certi aspetti è andata meglio così. Se avessimo voluto partecipare al circo americano delle primarie sarebbe stato opportuno votare proprio Renzi, almeno fa questo cavolo di New Labour, appende i santini di Tony Blair e di Obama nello studio, abolisce del tutto l’articolo 18, da un calcio in culo ai sindacati e recide quel cordone ombelicale in cui hanno finito per strozzarsi sia i neocomunisti che tanti pseudoantagonisti. Questa schiacciante vittoria apre uno spazio a sinistra, indipendentemente che il PD rimanga unito o vada ad una scissione. Se questo è l’aspetto positivo molto scoraggianti sono quelli negativi e questi riguardano quel popolo dei tre milioni (fossero pure meno poco cambia). Quel popolo ci dice quanto il Berlusconismo e l’antiberlusconismo siano complementari e penetrati a fondo, riguardando non solo la sfera sociologica ma oramai antropologica della società italiana. Berlusconi non ha solo prodotto il suo clone ma ha contaminato con i virus del leaderismo, del bipolarismo (difeso ad oltranza dal neosegretario, malgrado il pronunciamento di incostituzionalità della consulta) del liberismo darwinista, del welfare privatistico una parte consistente dello stesso popolo di sinistra. Renzi è il loro degno rappresentante, se lo meritano; è anche l’ennesimo escamotage, il coniglio estratto dal cilindro di un sistema esaurito ed esautorato per guadagnar tempo con effetti speciali e niente sostanza; o meglio la solita sostanza: tagli, privatizzazioni, legnate ai lavoratori, servilismo alle eurocrazie ed ai poteri finanziari. Speriamo ne abbia per poco, non solo lui ma anche il popolo rincoglionito che l’ha eletto.
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