Stanno coi frati ma non zappano l’orto…perché è troppo faticoso cercare una soluzione nel pubblico e tanto le liste civiche che la sinistra sistemica alleata dei renziani stanno confermando su una questione forse non così prioritaria, ma di valenza simbolica, affettiva ed anche patrimoniale ragguardevole, quanto abbiamo sostenuto al ballottaggio (coerentemente, a differenza di altri); e cioè che Latini e Pugnaloni sono espressione di uno stesso sistema, almeno fino a che (e se) Spacca si smarcherà dal Pd per le regionali.
Non abbiamo niente contro i frati, i quali hanno spesso sopperito alle lacune delle passate amministrazioni in fatto di spazi pubblici centrali destinati ad iniziative politiche culturali, soprattutto se non omologate, concedendo democraticamente la disponibilità delle loro strutture, ma cedere la proprietà di uno stabile pubblico ad una parte, per quanto chiamata e finanziata sistematicamente per sostituirsi allo stato liberista in molti servizi basilari, ci trova fermamente contrari. Non ci sorprendiamo che i fautori della cosiddetta integrazione pubblico-privato prevedano tale soluzione, anche se in questo caso, se abbiamo capito bene, al pubblico resterebbe una temporanea convenzione ed al privato uno dei pochi immobili della città destinati a valorizzarsi. Ci stupiremmo invece se alcuni sinistri ‘radical’ avallassero tali operazioni in cambio di qualche filmino da vedersi in compagnia. Se lasciamo passare il principio che in cambio del servizio si deve privatizzare, perché ci si oppone agli ospedali della provvidenza di Latini? od alle cessioni di Eni, Poste, Enel, da ultimo Alitalia? Renzi cede ai musulmani per mantenere qualcosa di una compagnia aerea e qualche migliaio di posti di lavoro (ed altrettanti in perdita con la cassa integrazione a rischio), Pugnaloni cede ai francescani per far cassa ed accontentare il numerosissimo elettorato cinefilo.
Non abbiamo niente contro i frati, i quali hanno spesso sopperito alle lacune delle passate amministrazioni in fatto di spazi pubblici centrali destinati ad iniziative politiche culturali, soprattutto se non omologate, concedendo democraticamente la disponibilità delle loro strutture, ma cedere la proprietà di uno stabile pubblico ad una parte, per quanto chiamata e finanziata sistematicamente per sostituirsi allo stato liberista in molti servizi basilari, ci trova fermamente contrari. Non ci sorprendiamo che i fautori della cosiddetta integrazione pubblico-privato prevedano tale soluzione, anche se in questo caso, se abbiamo capito bene, al pubblico resterebbe una temporanea convenzione ed al privato uno dei pochi immobili della città destinati a valorizzarsi. Ci stupiremmo invece se alcuni sinistri ‘radical’ avallassero tali operazioni in cambio di qualche filmino da vedersi in compagnia. Se lasciamo passare il principio che in cambio del servizio si deve privatizzare, perché ci si oppone agli ospedali della provvidenza di Latini? od alle cessioni di Eni, Poste, Enel, da ultimo Alitalia? Renzi cede ai musulmani per mantenere qualcosa di una compagnia aerea e qualche migliaio di posti di lavoro (ed altrettanti in perdita con la cassa integrazione a rischio), Pugnaloni cede ai francescani per far cassa ed accontentare il numerosissimo elettorato cinefilo.
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