lupo

martedì 23 luglio 2013

I turbamenti di Emma



Emma Bonino non ha mai goduto la nostra stima; tralasciando il resto non reputiamo certo le sue simpatie filosioniste e le sue antipatie antiislamiche adatte a farle ricoprire la carica attuale; risulta infatti uno dei pezzi che meno si incastrano in quello sgangherato puzzle del governicchio bipartisan, trovandosi altrettanto  a mal partito del suo predecessore Terzi nel governo tecnico, in realtà altrettanto bipartisan dell’attuale. La politica estera è quella che misura più impietosamente l’assenza di autonomia politica di una casta dirigente. La sua sterile indignazione sul caso dell’oppositore e truffatore kazako conferma che i poteri oligarchici, nel caso soprattutto quelli di Eni e banche truffate, contano più dei politici e semmai ne dettano la linea.
 Ma la nostra ministra ha ben altri rovelli, in questo non soccorsa dalle divisioni nei paesi europei sulle vicende mediorientali; infatti il suo integralismo anti-islamico deve barcamenarsi in una situazione molto complessa, in cui non se la sente di appoggiare più di tanto le forze salafite e di influenza  filosaudita che cercano di rovesciare il governo siriano, né quelle stesse che appoggiano il golpe in Egitto dei militari (addirittura insieme a quelle liberali) contro i concorrenti Fratelli Musulmani. Non si esime dall’esprimere un certo rammarico per il reinserimento nella lista nera di Hezbollah da parte dell’UE, dal momento che un generale italiano è al comando della missione Unifil in Libano; anche qui deve subire  le linee di politica estera americane, oggi volte a recuperare una parte dell’islam politico di matrice saudita ( come fu nella guerra di Afghanistan e Yugoslavia) per ridefinire un retroterra adatto al prossimo attacco all’Iran. Almeno si è opposta (a parole) al rifornimento di armi ai mercenari antisiriani ed ha timidamente criticato lo sgarro alla principale forza politica del Libano, quella che di fatto garantisce ancora l’incolumità dei nostri militari, ma tanto i suoi turbamenti non contano un emerito …..; la nostra politica estera, le nostre politiche sociali ed economiche si decidono altrove, finché  non recupereremo la nostra piena sovranità nazionale e quella la recupereremo soltanto quando avremo un'Italia avviata verso il comunismo. Nel mentre ci basterebbe un Mattei, ma pure un Craxi od un Andreotti, qualunque cosa meno che questo indegna corte dei miracoli. Quelli avevano un progetto, una politica estera a volte capace di confliggere con i loro potenti ma non onnipotenti alleati; l’hanno pagata, con la pelle, con l’esilio, le condanne ed i processi. Questi non pagano neanche con le dimissioni.

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