lupo

domenica 31 agosto 2014

Pensiero debole ma spalle forti


Gianni Vattimo rimane un compagno di provata coerenza antimperialista, come confermò il suo intervento in Osimo in occasione di una nostra iniziativa sulla invasione israeliana del Libano. Abbiamo appreso con piacere  la consegna del premio per i suoi meriti filosofici e per la promozione dei valori euromediterranei in occasione del festival Adriatico Mediterraneo. Il direttore Giovanni Seneca ha conferito il riconoscimento come previsto, ironizzando sul suo altisonante cognome senz’altro adatto a valutare di meriti filosofici, tra l’imbarazzo di politici e consiglieri, sensibili alle proteste della comunità ebraica. Questa era tra i promotori della manifestazione, sorta in continuità con il festival klezmer,  ma aveva ritirato il proprio patrocinio per via delle ineccepibili prese di posizione del filosofo ed ex parlamentare europeo contro i recenti massacri perpetrati dall’esercito sionista nei confronti dei palestinesi di Gaza. Vattimo non ha fatto nessuna retromarcia, difendendo le sue idee e respingendo l’accusa di antisemitismo, per rivendicare il proprio antisionismo e l’abbraccio alla causa palestinese; poi è andato anche oltre, auspicando un legame fraterno tra i paesi del sud del mediterraneo, considerati uniti da comuni radici e valori, estranei invece ai popoli di cultura anglicana e protestante. Complimenti a lui ed al direttore per  aver tenuto la schiena ben diritta senza cedere alle numerose pressioni di questi giorni.

lunedì 25 agosto 2014

Intervista ad un miliziano del Donbass


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Di Ilja Degtjarov – Fonte originale: slavyangrad.de – Trad. It.: Aramis Gianini

 Un’intervista con un insorto dalla Ucraina orientale. Egli vive e combatte in una zona dove l’esercito ucraino si è infranto tre settimane fa, vicino al confine con la Russia nella regione di Donetsk. Ha voluto mantenere l’anonimato per quanto riguarda la sua identità, ma ha confidato che era un ricco uomo d’affari prima della guerra.
Perché sei diventato un ribelle?
Perché io non sono d’accordo con questo governo e con le cose che stanno accadendo. Non sono d’accordo con questo atteggiamento verso il popolo. Non potevo più sopportare di guardare le persone che vengono maltrattate. Pertanto sono diventato un ribelle, anche se ho già 53 anni. Non sono d’accordo con il fatto che sono venuti nella mia regione. Io proteggerò i miei alberi, le mie pietre, le case, i bambini, le donne e tutto il resto.
Dove si pone il tuo ottimismo? Combattete contro l’esercito ucraino e migliaia di mercenari stranieri. L’intero Occidente sostiene l’Ucraina. Come potere rimanere ottimisti sulla vittoria?
Abbiamo un popolo eroico che nessuno è mai riuscito a sottomettere. La vittoria sarà nostra, e anche se moriremo, lo faremo in piedi e non in ginocchio. Abbiamo la nostra visione, abbiamo qualcosa per cui vogliamo lottare, per fare in modo che i nostri nipoti crescano qui. E se moriremo noi stessi, i nostri nipoti vivranno come si deve vivere, cioè in un paese libero.
La maggioranza dei media occidentali segnala che, in realtà, gli insorti sono composti da unità dell’esercito regolare russo o da operatori speciali dello stesso. Cosa ne pensi?
Non stiamo combattendo per la Russia, noi combattiamo per il nostro popolo. La Russia è un paese libero, un paese dove si può vivere liberamente, senza necessità di sottomissione agli Stati Uniti e l’Unione europea. Sappiamo come si può vivere in Russia e vogliamo vivere in quel modo. Non vogliamo inchinarci a nessuno. Noi siamo un popolo libero.

giovedì 21 agosto 2014

L.U.P.O.:Sintesi dell'intervento al forum europeo di Assisi "Oltre l'euro l'alternativa c'è"

La sinistra ed il tabù della sovranità nazionale

Gli schiaffoni dati da Draghi alle velleità di Matteo Renzi con l’invito a cedere sovranità a Bce e Commissione Europea per quanto concerne le riforme strutturali sono stati assorbiti con il consueto ebetismo, non solo da lui ma da tutta la sinistra, mentre a destra si è levato qualche disappunto di circostanza. Dopo oltre un ventennio dal trattato di Maastricht vige ancora nella grandissima maggioranza della sinistra, anche di quella antagonista, una ostinata pregiudiziale filoeuropeista ed antisovranista che si è mantenuta fin alle ultime elezioni europee con la lista Tsipras della Spinelli, quando è oramai evidente anche ai sassi che l’Ue e l’Euro sono costruzioni ultraliberiste, strumenti di impoverimento dei lavoratori e concentramento di capitali a vantaggio delle oligarchie finanziarie e delle economie nordeuropee. Al costante peggioramento degli indici economici e delle condizioni di vita delle classi popolari le destre sono riuscite a dare risposte pronte, quanto strumentali, in Francia ed in gran parte dei paesi dell’Unione; in Italia hanno sviluppato posizioni antieuro e sovraniste addirittura in pochi mesi prima delle elezioni, mentre la sinistra, continua come un pugile suonato ad agitarsi a vanvera su un Europa dei popoli che abbandonerà le politiche di austerità per avviare un nuova fase di crescita solidale, stimolata dal protagonismo fraterno dei lavoratori nell’imprescindibile nuovo spazio europeo, solo possibile luogo di rivendicazione e conflitto al posto del superato spazio nazionale.

lunedì 11 agosto 2014

Re di fiori

Izzat Ibrahim al-Duri"...aggrapparsi al popolo, tutto il popolo da Zakho al Fao. Il popolo è il luogo d’accoglienza sicura e fedele della Jihad e dei Mujaheddin ed è il sostegno fondamentale ed unico della nostra Jihad. Noi preghiamo i nostri fratelli nelle fazioni islamiche e della Jihad di superare i confessionalismi, le etnie, i regionalismi e le contrapposizioni cittadini-contadini". Bisogna che sappiano che il nostro popolo autentico nel sud e Centro Eufrate è quello che ha affrontato la tempesta febbrile khomeinista negli anni 80 del secolo scorso ed è lui che ha messo in ginocchio gli eserciti safavidi ed ha offerto i più cari e grandi sacrifici. Questo popolo oggi è felice per le nostre vittorie, più di altri figli dell’Iraq, avendo subito a lungo l’aggressione, l’ingiustizia, la tassazione ingiusta, gli abusi e la divisione" "...accordare il perdono, la clemenza e l’indulgenza a quanti hanno sbagliato ed a quanti, spinti dalla necessità, sono stati costretti a lavorare con il governo dei collaborazionisti e dei nostri servili traditori, prendendo esempio dal nostro amatissimo profeta, che un tempo perdonò coloro che meritavano la morte.
Abbiamo sempre condannato l'uccisione di innocenti e civili e condanniamo fermamente quella dei membri dell'esercito, della polizia e dei funzionari governativi. Condanneremo tutti gli atti orribili, contrari alle leggi celesti e secolari, subiti dagli sciiti, dai membri delle varie sette religiose e dalle varie etnie"
"I media hanno deformato le mie parole quando ho detto che i combattenti di Al-Qaida sono i nostri fratelli nella jihad.
Avevo aggiunto: alla condizione che cessino di prendersela coi civili, con la polizia e con l'esercito e che concentrino i loro sforzi contro gli occupanti ed i loro scagnozzi. Il nemico principale è l'Iran rappresentato, in particolare, dalla Guardiani della rivoluzione iraniana – i Pasdaran – e dalla brigata Al-Quds e i suoi alleati.
La Resistenza Patriottica si applica solo, come ho detto, contro gli invasori.
La Resistenza non uccide i civili, non attacca i caffè, i luoghi di culto, i mercati, gli stadi.
Il dovere di Resistenza è un diritto sacro, qualunque sia il nemico: americano, britannico o iraniano.
Noi facciamo una netta distinzione tra terrorismo e Resistenza.
Il nostro piano d'azione è chiaro come il sole.
Non bisogna dare per scontato tutti i comunicati firmate da Al-Qaeda, dallo Stato islamico del Iraq e del Levante o da Daash … La maggior parte di essi sono inganni dei media" (fonte intervista di Gilles Munier)
"L’Arabia Saudita è il baluardo della resistenza contro ogni complotto che ci vuole travolgere sia come esistenza che come identità. Se non fosse stato per l’Arabia Saudita, il miscredente Iran avrebbe avuto la supremazia nella nostra regione emanando corruzione e sventure.
Dio conservi il regno Saudita che sta proteggendo la rivoluzione del …popolo siriano, sta proteggendo il Bahrein contro i rivoltosi e sta conservando l’integrità del Golfo.
La fede in Dio dell’Arabia Saudita sta proteggendo anche l’Iraq, l’Egitto, lo Yemen, il Libano e la Somalia. In Iraq non ci sono terroristi ma rivoluzionari" (fonte dichiarazioni riportate da rete Al Manar e rivista Ahram al arabi)

Queste dichiarazioni di Al Douri confermano divisioni circa la conduzione della guerra delle forze ribelli sunnite malgrado le necessitate alleanze, indicando al contempo differenti esiti strategici, essendo gli ex baathisti e le altre forze ad essi collegate (ad esempio quelle sufi) principalmente interessati all'unità del paese che si vuol riportare ad un egemonia sunnita ma senza applicare la pulizia settaria, mentre Isis e le forze jihadiste di ispirazione wahabita - proclamando il califfato - evidenziano un differente progetto che necessita una omogeneità politico-confessionale per il quale si rende necessaria l'assimilazione forzata o il trasferimento delle popolazioni ostili o potenzialmente ostili, praticando anche il terrore di massa che le induce alla fuga. Ma l'attestato all'Arabia Saudita, quella stessa che fornì le basi per l'attacco al suo paese nella prima guerra del Golfo, lascia pochi dubbi su quali siano invece i suoi principali finanziatori, così come delle principali armate di "liberazione" che si contendono il futuro dell'Iraq e della Siria. I miliziani dell'Isis sono definiti a tutt'oggi opposizione (o ribelli) in Siria e terroristi in Iraq dai media occidentali mentre per quelli sauditi sono comunque liberatori. L'accelerazione data da Obama all'intervento americano, comunque prevedibile, sembra voler propendere per una unità dell'Iraq, prima che la mobilitazione sciita renda irreversibile la guerra settaria, ma soprattutto per ridimensionare le aspirazioni al califfato; il ruolo dell'Isis va bene finchè combattono per rimuovere il regime di Assad ma non quando puntano a costruire una entità politica a cavallo degli stati definiti dai confini coloniali. I pretesti umanitari, per quanto siano reali e da condannare le pratiche di vera e propria pulizia etnica - pratiche che potrebbero essere fatte proprie anche dalle forze curde che difendono i loro territori, perchè nessuno vuole rischiare quinte colonne infiltrate in casa in questa situazione - servono ancora una volta per nobilitare l'ennesima ingerenza imperialista. Soltanto che oggi si fatica ad intravedere  la formazione di un fronte antiimperialista, in quanto gli attori che si contendono la supremazia nella regione, a cominciare da Iran ed Arabia Saudita stanno assumendo da tempo un ruolo sub-imperialista che sta approfondendo la guerra confessionale dentro l'Islam  ed allontanando la prospettiva di autodeterminazione dei popoli, a cominciare da quello palestinese. Nella avanzata delle forze sunnite ci sono certamente elementi preminente di guerra di liberazione, soprattutto per quanto riguarda l'adesione delle tribù, il cambio di campo di una parte consistente dei militari iracheni sunniti con i loro arsenali (oltre i 90.000, secondo alcune stime) e la continuità delle formazioni che rispondono all'ex re di fiori in una tenace resistenza che si prolunga dalla invasione del 2003. Ma è innegabile che tale resistenza ha in parte cambiato pelle accentuando l'elemento islamico su quello socialista e quello antipersiano (il demonio savafide) su quello antiamericano. Così come è innegabile che il governo di Al Malicki si sia rivelato settario ed inetto, oramai imbarazzante anche per la nuova dirigenza iraniana impegnata a distendere i rapporti con l'Occidente, deciso soltanto nel reprimere l'ampia minoranza sunnita, fornendo  così le basi popolari  per l'avanzata del jihadismo;  sia di quello nazionalista che  quello portatore di un progetto internazionalsita, rimpinguato da combattenti e finanziamenti stranieri ma oramai disponibile di proprie consistenti risorse. Quest'ultimo potrebbe rivoltarsi in seguito ai suoi attuali sponsor, come avvenne con il quaedismo, ma allo stato attuale rimane ancora fondamentalmente eterodiretto, come in Siria. I bombardamenti americani  di questi giorni, dopo che il fronte ribelle stava impossesssandosi delle aree petrolifere più ricche tra Mosul ed Erbil, non  indicano certo che si può annoverare l'Iran, le organizzazioni popolari sciite del Medioriente o l'aspirazione dei curdi all'autodeterminazione nei fattori che favoriscono l'imperialismo Usa; semmai confermano la complessità di uno scenario, dove le "convergenze parallele" possono lasciare rapidamente il passo a nuove ostilità nel perseguimento dei propri interessi d'area. E questo vale anche per un ordine imperiale occidentale dove la guida americana da segni di indebolimento, anche nella visione strategica, pur se mantiene un notevole decisionismo quando si mettono a rischio le fonti petrolifere. Mentre la Russia di Putin sembra avere per ora una linea chiara sul sostegno ad Iran e Siria, gli Usa e l'Occidente continuano a contrastare od assecondare le emanazioni jihadiste di Arabia saudita, Qatar e Paesi del Golfo, gli interessi d'area di Egitto e Turchia, loro alleati "variabili", più secondo il principio del divide et impera che per una visone strategica di lungo periodo. E non sappiamo per quanto ancora l'intervento americano rimarrà limitato all'aviazione, tenendo a mente il precedente libico, mentre la nostra ministro Mogherini già scalpita per un coinvolgimento diretto delle nostre forze armate.

giovedì 7 agosto 2014

Volontarie rapite in Siria



 
Il rapimento delle volontarie italiane in Siria, Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, desta ovviamente preoccupazione  ma anche sconcerto per il modo disinvolto con il quale i media hanno trattato l’argomento, evidenziando in commenti  e videointerviste a dir poco inopportuni, vista la estrema complessità dello scenario, la scelta di campo emotiva e politica, (quando viene resa pubblica) a sostegno delle posizioni ribelli. Non si tratta ovviamente di rivendicare un ruolo del volontariato al di sopra delle parti (che non c’è quasi mai)ma di considerazioni elementari per la loro incolumità e per non complicare ulteriormente trattative sicuramente difficili e da oliare con un bel po’ di euri. Evidenziare le loro idee sulla guerra civile potrebbe esporle a rappresaglie da parte dei filogovernativi, se fossero loro gli autori del sequestro, potrebbe far salire il prezzo se fossero gruppi ribelli o ad essi affiliati. Questi ultimi potrebbero  avere interesse anche ad un esito negativo  per addossarne la responsabilità ai lealisti; potrebbero diventare pedine nella lotta intestina alle varie componenti della rivolta, impegnate a spararsi tra di loro oltre che a combattere Assad. La vicenda ci ricorda in parte quella delle due Simone, rapite in Iraq e liberate con un esito che mise in evidenza il narcisismo di Scelli ed i suoi contrasti con Calipari. Non aiutò neanche in quell’occasione la notizia della precedente collaborazione della Pari con l’allora sottosegretario Minniti  per gestire parte della logistica delle truppe italiane in Kosovo. Soltanto che quella volta ci furono probabilmente pressioni per non insistere troppo ed il ruolo dei media, così come le rivalità nei nostri servizi, non compromisero la sicurezza delle Simone. A chi giova questa  volta complicare le cose? E non raccontiamoci ciance sulle libertà di informazione che siamo più o meno sullo stesso piano della neutralità del volontariato.

Oltre l'euro l'alternativa c'è: Assisi 20-24 agosto 2014

I compagni interessati ai forum per più giorni sono sollecitati a prenotare; possibile anche pernottamenti molto economici per giovani, studenti, disoccupati in stanzone con posto branda
Siamo oramai alle porte del Forum europeo (Assisi 20-24 agosto 2014). Un’occasione straordinaria per conoscersi, confrontarsi e organizzarsi in vista di un’alleanza che, oltre a dire no all’euro e al neoliberismo, si batta per la giustizia sociale, la fratellanza e la liberazione dei popoli.
Presentiamo il programma definitivo delle giornate del Forum. Per informazioni, prenotazioni e adesioni: forumeuropeo2014@virgilio.it – Telefono: 339.2071977

lunedì 4 agosto 2014

Convegno di Assisi:oltrel'euro l'alternativa c'è

Cara compagna, caro compagno,

Saprete tutti che il Coordinamento della sinistra contro l'euro, di cui Mpl è parte integrante, sta organizzando il Forum europeo “Oltre l’euro, l’alternativa c’è”, che si svolgerà ad Assisi dal 20 al 24 agosto.
Dal Programma (che vi alleghiamo) è facile capire la sua importanza: si tratta del primo tentativo, dall’inizio della grande crisi e dello sconquasso dell’Unione europea, di mettere a confronto le forze della sinistra sovraniste e anti-euro dei diversi paesi. Non solo per uno scambio di idee, ma nella prospettiva di unire le forze, appunto per costruire un movimento di alternativa.
Uno sforzo, quello nostro, enorme, che darà i suoi frutti se il Forum si svolgerà in modo ordinato, appassionato, partecipato.
Per questo abbiamo bisogno del tuo fattivo contributo.
Durante il forum ci sarà infatti bisogno di diversi gruppi di lavoro, la loro ossatura è già decisa, ma occorre allargarli, rafforzarli.
Ti invitiamo dunque caldamente a partecipare al Forum.
Ti devi affrettare a prenotare poiché i posti letto disponibili sono già in esaurimento:
Per informazioni, prenotazioni e adesioni:forumeuropeo2014@virgilio.it – Telefono: 339.2071977
Saluti rivoluzionari
Per la Segreteria nazionale di MPL