lupo

giovedì 26 dicembre 2013

Il lupo e Pierino

Analisi "creative" nel tempo dei forconi

E' oramai consuetudine ogni volta che ci troviamo ad analizzare fatti di rilevante impatto sociale, raccomandarci di non cedere alle facili generalizzazioni, di dare sempre la giusta importanza alle specificità ed ai caratteri differenti che, magari, lo stesso evento assume all'interno di contesti diversi. Forse, però, siamo così concentrati nell'evitare il rischio di una banale generalizzazione che finiamo con il sottovalutare il rischio opposto, quello, cioè, di essere a tal punto risucchiati nell'analisi del particolare, da perdere di vista il dato macroscopico, i caratteri più evidenti ed immediatamente percepibili di una data vicenda. Eppure è solo alla luce di questa possibile deriva che possono trovare spiegazione alcune interpretazioni, peraltro accorate e con piglio “maestrino”, circolate in questi giorni intorno alle forconiane azioni pre-natalizie. Trovo davvero incredibile come tra cervellotiche disserzioni sulla nuova composizione di classe, improbabili accostamenti storici ed approssimativi richiami teorici, in più occasioni si siano completamente persi di vista i caratteri generali e più evidenti di quanto stava accadendo.

mercoledì 18 dicembre 2013

Riposa in pace


Se l’anima sopravvive al corpo si può immaginare l’incazzatura che avrà provato quella di Mandela all’ipocrita spettacolo fornito dai potenti della terra  e dai politici sudafricani che ne millantano l’eredità. Dalle dichiarazioni dell’ennesima giusta guerra intrapresa da Hollande in Centrafrica, il quale spergiurava davanti al poster del defunto il fine umanitario dell’impresa, fino alla retorica obamiana, suo collega di Nobel e senz’altro con più morti sulla coscienza, visto che i droni sono più letali dei collari di fuoco. Per non parlare dell’attuale presidente Zuma, delegittimato dalle contestazioni pur durante l’orazione funebre, e dell’interprete fasullo per sordomuti.
Non sappiamo invece quanto avrà condiviso sul tema più dibattuto e controverso, specialmente sui media nostrani, quello della riconciliazione. Tema sensibile perché tocca l’attualità del governo della crisi nella formulazione delle larghe intese e perché rimanda al precedente storico, fondativo per la nostra incerta democrazia, della amnistia di Togliatti per gli ex fascisti. E se le miserie attuali di casa nostra sembrano inopportune da paragonare all’epopea della lotta antiapartheid, non così possiamo dire della sofferta e complessa scelta che pose fine alla guerra civile italiana e ne rese incompiuta la lotta di liberazione nel possibile esito rivoluzionario.

martedì 17 dicembre 2013

Il bivio dei 5 stelle

Per il Movimento Cinque Stelle è un momento molto delicato. Da un lato, Grillo corre il rischio di farsi scavalcare sul piano della radicalità da un movimento come quello dei forconi. Dall’altro il Movimento rischia di essere protagonista di un processo che sta sì scuotendo il sistema, ma di finire per consegnare ad altri i frutti di questo terremoto o tsunami che sia.
Oggi come non mai, insomma, i 5S rischiano di restare prigionieri dello schema che ha costituito finora la chiave del successo. Cerchiamo di capire perché.
Il processo di rinnovamento del Pd può essere valutato come si vuole. Ma un rinnovamento radicale è oggettivamente in atto, e sostenere che è indifferente avere sulla scena Bersani piuttosto che Renzi è utile solo a fini di propaganda.
Per ragioni generazionali, di formazione culturale e per caratteristiche personali il nuovo segretario Pd  presiederà meglio dei suoi predecessori l’ampia zona grigia della sfiducia nella politica. Con quanta efficacia lo vedremo, ma certo la sua visione post-ideologica lo rende  infinitamente più adatto di un Bersani o di un D’Alema nel rivolgersi ad una parte consistente dell’habitat nel quale si muove tradizionalmente il grillismo.
Sull’altro fronte, quello strettamente antisistema, accade qualcosa di altrettanto importante. Grillo non è più solo. C’è qualcosa di esterno al Movimento e che rivendica una sua “nazionalità” e autonomia che gioca o vorrebbe giocare sul suo stesso terreno. E la protesta dei forconi, per un area culturale che proprio sulla esclusività e radicalità antisistema ha costruito la propria identità, può essere un problema politico di non facile soluzione.

lunedì 16 dicembre 2013

Ancora Forconi


Non siamo forconi ma cittadini che si sono rotti i coglioni. Questo striscione è campeggiato alcuni giorni ai presidi del Coordinamento 9 dicembre all’uscita dei caselli di Ancona sud. Quando siamo andati abbiamo avuto alcune sorprese: ragazzi che hanno dato una mano in altre occasioni anche a noi,  amici del volontariato che hanno partecipato a Pugno chiuso o alla Festa dei popoli, soggetti certamente lontani dalla destra convertitasi antisistema dell’ultima ora, dopo essersi alleata per anni con  il centro destra degli Alemanno e dei Berlusconi.  Ma dopo questo approccio ottimista si è confermato presto come ben riposto  tutto il nostro scetticismo, soprattutto nel constatare che i temi per noi rilevanti della mobilitazione - le dimissioni del governo Letta e, soprattutto, la sovranità monetaria – non erano neanche conosciuti alla gran parte degli attivisti.

venerdì 13 dicembre 2013

Cchiu pilu per tutti

La mobilitazione della Fiom ha avuto un esito deludente (confermando un clima da rientro nei ranghi) sia rispetto al tentativo di intercettare i movimenti  protagonisti della manifestazione del 19 che nel comizio finale del segretario Landini.
Al confronto con i movimenti per la casa è intervenuto il solito ‘Tarzan’ Alzetta, quasi a significare, per la dirigenza dei metalmeccanici, la difficoltà ad uscire dal perimetro politico rappresentato dalla sponda di Sel, ampiamente sputtanata dopo le intercettazioni di Vendola che si mette a disposizione dei Riva. Gli altri soggetti impegnati sul terreno dei bisogni reali, a cominciare dai blocchi precari metropolitani, sembrano oramai più orientati verso l’Usb, quale sindacato di riferimento. La partecipazione è risultata prevalentemente limitata ai quadri, con la gradita eccezione dei  giovani studenti e ricercatori della sanità.

lunedì 9 dicembre 2013

Se lo meritano

L’elezione di Matteo Renzi a segretario del Pd era scontata nel risultato ma non del tutto nelle dimensioni. E soprattutto non era per nulla scontata l’alta affluenza. Non ci sentiamo di dare spago a interpretazioni giustificatorie sul popolo delle primarie, del tipo va bene pure il porco purché sia una faccia nuova.  Non siamo di quelli che pensano che la base sociale sia buona e semmai i dirigenti cattivi ma, in genere, riteniamo che la base meriti sostanzialmente  i leader che si è  scelta o che si ritrova, se non li abbatte. Tanta sinistra  ha sempre cercato le connivenze con i social liberisti giustificandosi con la necessità di dialogare e magari riprendersi un popolo sano, sempre di sinistra, ma inconsapevolmente ingannato da dirigenti farabutti o traditori; ed intanto con quei farabutti  dividevano le poltrone. Sotto certi aspetti è andata meglio così. Se avessimo voluto partecipare al circo americano delle primarie sarebbe stato opportuno votare proprio Renzi, almeno fa questo cavolo di New Labour, appende i santini di Tony Blair e di Obama nello studio, abolisce del tutto l’articolo 18, da un calcio in culo ai sindacati e recide quel cordone ombelicale in cui hanno finito per strozzarsi sia i neocomunisti che tanti pseudoantagonisti. Questa schiacciante vittoria apre uno spazio a sinistra, indipendentemente che il PD  rimanga unito o vada ad una scissione. Se questo è l’aspetto positivo molto scoraggianti sono quelli negativi e questi riguardano quel popolo dei tre milioni (fossero pure meno poco cambia). Quel popolo ci dice quanto il Berlusconismo e l’antiberlusconismo siano complementari e penetrati a fondo, riguardando non solo la sfera sociologica ma oramai antropologica della società italiana. Berlusconi non ha solo prodotto il suo clone  ma ha contaminato con i virus del leaderismo, del bipolarismo (difeso ad oltranza dal neosegretario, malgrado il pronunciamento di incostituzionalità della consulta) del liberismo darwinista, del welfare privatistico una parte consistente  dello stesso popolo di sinistra. Renzi è il loro degno rappresentante, se lo meritano; è anche l’ennesimo escamotage, il coniglio estratto dal cilindro di un sistema esaurito ed esautorato per guadagnar tempo con effetti speciali e niente sostanza; o meglio la solita sostanza: tagli, privatizzazioni, legnate ai lavoratori, servilismo alle eurocrazie ed ai poteri finanziari. Speriamo ne abbia per poco, non solo lui ma anche il popolo rincoglionito che l’ha eletto.

"Forconi"

Un manipolo di audaci è partito la domenica sera verso i siti abitualmente occupati in precedenti mobilitazioni degli autotrasportatori e che anche in questa occasione erano stati indicati come obiettivi, almeno prima che i maggiori sindacati di categoria (compresi, ovviamente, quelli legati ai patronati Cna e Confartigianato) disconoscessero le ragioni della protesta, dopo aver accettato i brustolini di Lupi. In prossimità di Ancona Sud  notiamo un certo numero di auto in attesa presso uno snodo importante. Pensiamo ecco… ci siamo! Sono venuti con le auto per non rischiare la minacciata confisca dei camion. Guardando meglio conducenti e passeggeri, però, non ci sembrano i tipi e quindi realizziamo.. anche la domenica notte sono attivi gli scambisti, da tempo dediti ad appuntamenti nel luogo in questione. Pazienza ! Si va verso l’Api ma dopo un paio di giri scopriamo che gli unici blocchi sono presso i transoni ,  i soli a sfidare il freddo e gli strali di Alfano. Non ci scoraggiamo e la mattina dopo andiamo al presidio alle Muse, di Ancona. Una trentina di “brava gente”, non si vedono gli infiltrati fascisti se non un ciccione ex candidato di Forza Nuova che passa a lato e se ne va con l’aria stizzita. La partecipazione non è  un granché ma c’è un rincuorante striscione contro l’eurodittatura . Scambiamo due parole e prendiamo qualche contatto. Vedremo. Nel resto del paese ci sono state risposte e riscontri all’appello, specialmente in Sicilia dove il movimento dei Forconi mantiene una strutturazione ed a Torino, città da anni ad alta conflittualità, soprattutto per le ricadute della ValSusa. Anche a sud delle Marche è andata meglio. Non è stato il tuono che precede la tempesta ma neanche il flop che ci si poteva aspettare. Certamente si sconta una buona dose di velleitarismo e molta improvvisazione. Le manifestazioni che hanno nella rete il principale supporto possono sorprendere ma il più delle volte deludere. Per ora siamo all’inizio ed hanno fatto bene  i pochi esponenti in vista e le poche sigle organizzate a non impattare frontalmente con i divieti di un ministero delegittimato  e formalmente incostituzionale. Più il potere si sente spodestato e più sono probabili colpi di coda e di testa. Nei prossimi giorni, proprio grazie a questa prudenza iniziale il movimento potrebbe crescere. Ma perché cresca veramente, anzi, perché siano bruciate le tappe di una possibile sollevazione generale sarebbe auspicabile una confluenza dei blocchi e presidi con lo sciopero di Fiom e movimenti antagonisti di giovedì prossimo a Roma, non per sancire un interclassismo degli scontenti ma per rilanciare la lotta politica di classe nelle possibili nuove sinergie che la precarizzazione sociale di massa, oggettivamente, produce. Siamo lontani da una simile prospettiva e ben dentro le rispettive idiosincrasie… PER ORA

sabato 7 dicembre 2013

Critica della religione e rivoluzione politica nel giovane Marx

Appuntamento Uaar ad Osimo
Durante tutto l’incontro, il relatore  Romano Martini illustrerà come e dove nasce la rivoluzione politica ed economica di Marx.Con quella critica alla religione, che lo dividerà profondamente dal suo contemporaneo Feuerbach, il giovane Marx intende gettare le basi di quella prorompente “visione della società” che è stato il suo comunismo teorico.
In contrasto con Ludwig Feuerbach che sosteneva che l’epoca in cui viveva segnava il tramonto della religione, Marx precisa come invece nella religione coabitino un’istanza critica oltreché quella illusoria.


Se per Feuerbach la religione è frutto della coscienza capovolta del mondo, per Marx ciò è dovuto al fatto che la società stessa sia un mondo capovolto. La religione è espressione, è critica della miseria reale in cui l’uomo si trova, con la sua stessa presenza denuncia l’insopportabilità del reale per l’uomo.
La religione è «il gemito della creatura oppressa, l’animo di un mondo senza cuore, così come è lo spirito d’una condizione di vita priva di spiritualità. Essa è l’oppio dei popoli», ottunde i sensi nel rapporto con la realtà, è un inganno che l’uomo perpetra a se stesso. Incapace di cogliere le motivazioni della propria condizione l’uomo la considera come dato di fatto (causa del peccato originale) cercando consolazione e giustificazione nei cieli religiosi. Una concreta liberazione dalla religione non si avrà, come per Bauer, eliminando la religione stessa bensì cambiando le condizioni e i rapporti in cui l’uomo si trova degradato e privato della sua propria essenza.

"CRITICA DELLA RELIGIONE E RIVOLUZIONE POLITICA NEL GIOVANE MARX"


SABATO 14 DICEMBRE, ORE 17.15 - LIBRERIA "IL MERCANTE DI STORIE" DI OSIMO, CORSO MAZZINI 29.


RELATORE  ROMANO MARTINI

giovedì 5 dicembre 2013

Mobilitazioni dal 9 al 12!

Il 9 dicembre è stata lanciata la giornata di lotta 'L'Italia si ferma', con previsti blocchi stradali e produttivi da parte di un pezzo di Italia che lavora, in prevalenza sigle del lavoro autonomo, trasportatori, piccole imprese, i Forconi siciliani...  riuniti nel Coordinamento nazionale di gruppi e dei movimenti. Lavoratori che al pari dei dipendenti, magari dei propri (quando ne hanno), non ce la fanno più a sostenere i costi della crisi e sopportare il degrado politico e morale di chi ci governa al soldo dei poteri eurocratici.
Modalità di autoconvocazione come quelle scelte si prestano ad ogni possibile infiltrazione da parte di forze neofasciste e reazionarie che non si sono fatte attendere, così come sono state puntuali le chiare diffide degli organizzatori a chiunque cerchi di mettere cappelli o inopportuni simboli di partito per strumentalizzare la manifestazione. Malgrado le perplessità per i metodi suddetti alcuni di noi, prevalentemente compagni a partita iva, parteciperanno alle iniziative nella zona di Ancona, anche in virtù dello scarno (ed anche per questo condivisibile) testo di convocazone, dove si indica la necessità di sbarazzarci di questo modello di Europa per riprenderci la sovranità monetaria e popolare.

12 Dicembre 2013 FIOM ...alla lotta!

mercoledì 4 dicembre 2013

Comunicato dei Carc sul Processo di Ancona

Alcuni compagni del partito dei Carc (Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo) sono stati graditi ospiti ad Osimo, dove si sono incontrati con esponenti di L.u.p.o. e del Pcdi, prima del processo di appello che vedeva imputati presso il tribunale di Ancona due loro dirigenti. Il giudice ha deciso per una sentenza di assoluzione nei confronti di Pietro Vangeli e per la conferma (per ora) nei confronti di Massimo Amore. Durante e dopo l'udienza, si è svolto un partecipato presidio a Piazza Roma, dove abbiamo avuto occasione di portare un'attestato di solidarietà, rilevando come i militanti abbiano saputo opportunamente ribaltare la situazione sfavorevole della persecuzione giudiziaria per far arrivare ai lavoratori e cittadini le loro proposte di lotta ed il progetto politico. Gli imputati erano difesi dall'avvocato Paolo Cognini, al quale va il nostro in bocca al lupo anche per l'altro importante processo di Torino che coinvolge i militanti No-Tav, vittime, stavolta, della repressione e dei teoremi inquisitori del già noto Caselli.
Riportiamo di seguito il comunicato dei Carc
LO SCIOPERO DEI LAVORATORI DI GENOVA
PARLA AI MOVIMENTI E ALLA SOCIETA'


La lotta dei lavoratori del trasporto pubblico di Genova contro la privatizzazione del servizio decisa dall’amministrazione di centro-sinistra rappresenta uno spartiacque per diversi motivi.

Il più importante è legato al fatto che, per la prima volta da diversi decenni nel nostro Paese, i lavoratori hanno scioperato per cinque giorni contro la privatizzazione in quanto tale, in un momento in cui, dal Governo alla quasi totalità degli enti locali, il mantra delle privatizzazioni viene ossessivamente ripetuto come inevitabile panacea per i conti pubblici.
Questa volta, i lavoratori di Genova non hanno scioperato per ridurre il danno di una scelta considerata inevitabile : hanno messo in discussione la scelta in quanto tale, costringendo le istituzioni locali, ma anche i media mainstream, a confrontarsi con il tema non preventivato della rivendicazione di un servizio che sia pubblico e di qualità.
Sta in questo il denominatore comune con la battaglia del movimento per l'acqua e con la vittoriosa campagna referendaria del giugno 2011: la rottura dello schema precostituito - privato è bello o comunque inevitabile - e l'apertura di uno spazio politico per un diverso modello di pubblico.