lupo

lunedì 9 dicembre 2013

"Forconi"

Un manipolo di audaci è partito la domenica sera verso i siti abitualmente occupati in precedenti mobilitazioni degli autotrasportatori e che anche in questa occasione erano stati indicati come obiettivi, almeno prima che i maggiori sindacati di categoria (compresi, ovviamente, quelli legati ai patronati Cna e Confartigianato) disconoscessero le ragioni della protesta, dopo aver accettato i brustolini di Lupi. In prossimità di Ancona Sud  notiamo un certo numero di auto in attesa presso uno snodo importante. Pensiamo ecco… ci siamo! Sono venuti con le auto per non rischiare la minacciata confisca dei camion. Guardando meglio conducenti e passeggeri, però, non ci sembrano i tipi e quindi realizziamo.. anche la domenica notte sono attivi gli scambisti, da tempo dediti ad appuntamenti nel luogo in questione. Pazienza ! Si va verso l’Api ma dopo un paio di giri scopriamo che gli unici blocchi sono presso i transoni ,  i soli a sfidare il freddo e gli strali di Alfano. Non ci scoraggiamo e la mattina dopo andiamo al presidio alle Muse, di Ancona. Una trentina di “brava gente”, non si vedono gli infiltrati fascisti se non un ciccione ex candidato di Forza Nuova che passa a lato e se ne va con l’aria stizzita. La partecipazione non è  un granché ma c’è un rincuorante striscione contro l’eurodittatura . Scambiamo due parole e prendiamo qualche contatto. Vedremo. Nel resto del paese ci sono state risposte e riscontri all’appello, specialmente in Sicilia dove il movimento dei Forconi mantiene una strutturazione ed a Torino, città da anni ad alta conflittualità, soprattutto per le ricadute della ValSusa. Anche a sud delle Marche è andata meglio. Non è stato il tuono che precede la tempesta ma neanche il flop che ci si poteva aspettare. Certamente si sconta una buona dose di velleitarismo e molta improvvisazione. Le manifestazioni che hanno nella rete il principale supporto possono sorprendere ma il più delle volte deludere. Per ora siamo all’inizio ed hanno fatto bene  i pochi esponenti in vista e le poche sigle organizzate a non impattare frontalmente con i divieti di un ministero delegittimato  e formalmente incostituzionale. Più il potere si sente spodestato e più sono probabili colpi di coda e di testa. Nei prossimi giorni, proprio grazie a questa prudenza iniziale il movimento potrebbe crescere. Ma perché cresca veramente, anzi, perché siano bruciate le tappe di una possibile sollevazione generale sarebbe auspicabile una confluenza dei blocchi e presidi con lo sciopero di Fiom e movimenti antagonisti di giovedì prossimo a Roma, non per sancire un interclassismo degli scontenti ma per rilanciare la lotta politica di classe nelle possibili nuove sinergie che la precarizzazione sociale di massa, oggettivamente, produce. Siamo lontani da una simile prospettiva e ben dentro le rispettive idiosincrasie… PER ORA

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