lupo

mercoledì 27 novembre 2013

Il cavaliere dimezzato!

Lo spettacolo del cavaliere dimezzato non serve oggi per sancire un qualche passaggio di carattere istituzionale o nelle forme di rappresentanza, come fu in parte il passaggio tra prima e seconda repubblica, quando  impallinarono il suo  mentore Craxi; tale salto storico  si è realizzato, recentemente, con l’insediamento diretto dell’eurocrazia  (Monti  e Letta) al governo di un paese fino allora a pseudo-democrazia bipolare.
Serve invece  a distrarre i coglioni, quelli che ancora (sempre meno, fortunatamente) tifano invece di pensare. Non a caso la decadenza interviene, con tempestiva regia bi-partisan, proprio quando il parlamento blinda la manovra economica definita, oggi, di stabilità; in realtà l’ennesima che punta a destabilizzare il paese. 
Mentre questi si vendono pure la madre e costringeranno le future generazioni di italiani a vivere in un paese espropriato da capitali stranieri e privati, si  manda in scena l’ennesima commedia all’italiana; e c’è da scommettere che fra non molto dovremmo assistere anche allo show di un Brancaleone  suonato che si scaglia contro l’euro trovando, magari, un ulteriore e comprensibile consenso, visto la pavida titubanza della sinistra che si definisce antagonista ad occupare quello spazio politico. Spazio che sta diventando ampia prateria, come dimostrano LePen e Salvini.

martedì 26 novembre 2013

Saldi di fine governo

Prosegue la svendita del patrimonio pubblico italiano da parte di questo governo delle larghe intese che si conferma alle dipendenze degli eurocrati.
Nei settori ancora redditizi e strategici di cantieristica, energia, trasporti si procede alle privatizzazioni e dismissioni. Il def (documento di programmazione economico finanziario) prevede un introito sui 12 mdl e sarà presto  tradotto in manovra  per la legge di stabilità, blindato con la fiducia per non rischiare sorprese dalla fuoriuscita dei berluscones. In questi giorni si sono moltiplicate le critiche sui più diffusi quotidiani nazionali e sui media, non perché si continuano a svendere  settori strategici al capitale straniero  o privato, ma per l’impostazione valutata troppo protezionistica laddove lo stato punterebbe a mantenere il 30% e voce in capitolo in aziende come Eni ed Enav. Questo ci indica quanto il governo Letta faccia parte di un sistema non solo antinazionale ma sovranazionale, organicamente legato a quei poteri intenzionati a metterci a strozzo. 
 La legge di stabilità, imposta da Bruxelles e dalla Bce(così  come la spending review) diventa lo strumento per un esproprio, oltre che di sovranità, anche di risorse economiche a discapito dei paesi  sud europei. Cosicché quando cesserà l’accanimento terapeutico per mantenere in vita l’euro ci ritroveremo alle pezze e con contenziosi  sia riguardo le nostre società di punta nazionali, come sulle nostre società municipalizzate, le spiagge e magari il Colosseo. Tutto questo per appena 6 miliardi di riduzione di un debito insostenibile, intorno ai 130% del Pil ( 2000 mdl), continuamente aumentato da interessi altrettanto insostenibili. Gli altri andrebbero alla cassa depositi e prestiti e questo spiega il tiepido diniego della sinistra sinistrata. Letta, Napolitano e tutti i servi degli eurocrati  andrebbero processati per alto tradimento, o comunque messi in condizione di non nuocere, prima che si vendano il paese.

mercoledì 20 novembre 2013

Guasti e guastatori

C’e una ragione per cui non perdoneremo mai alle liste civiche questi 15 anni. Non la provenienza democristiana riverniciata e rimodulata sul locale, non il magna-magna  che fanno tutti; né il clientelismo ed il nepotismo, riproposto su scala ridotta e quindi più ricattatoria che consensuale.
La ragione consiste nella sistematica devastazione del territorio perseguito per biechi calcoli elettorali, in base ai quali 20 famiglie trattate bene, portano almeno 200 preferenze e 2000 voti. Fino a che questa logica del consenso interessato e contabile viene adottata per imbucare qualche scansafatiche ed ottenerne l’apparente gratitudine, passi… lo fanno tutti. Ma quando si adotta a discapito del territorio  e del diritto delle future generazioni a viverlo non  c’è assoluzione. In Osimo si è fatto di tutto e di più, in procedure che garantivano  oneri di urbanizzazione, mazzette e mazzi di voti. Con il risultato che ci sono  oltre un migliaio di immobili sfitti, invenduti, inutilizzati, un territorio al collasso, reti fognarie ed infrastrutture inadeguate a reggere tali colate di cemento ed assorbire le bombe d’acqua di turno, evocate con rassegnato fatalismo  dai guastatori  istituzionali, ogni volta che la natura fa il suo corso.
Certo ci sono stati e continuano ad esserci i tagli agli enti locali che obbligano i comuni a far cassa in loco; c’è un capitalismo in crisi, nel modello di accumulazione occidentale, che cerca di scaricare i costi sull’ambiente e sul lavoro, c’è una complicità colpevole di tanti somari che barattano piccoli vantaggi immediati con le disgrazie future, sperando che non tocchino a loro. Ma comunque in Osimo si è andati oltre!
E ci va ancora bene che abbiamo da un lato gli Appennini e dall’altro il Balcani e non l’Atlantico, come i nostri più sfortunati concittadini sardi.
Basta colare cemento;  occorre dismettere e/o riqualificare il patrimonio urbano eccedente, garantire gli appartamenti sfitti a canone sociale, operare per la messa in sicurezza del territorio (almeno dove maggiormente compromesso dalle passate gestioni), promuovere le attività primarie, specialmente il biologico e quelle legate all’occupazione giovanile.
Questo dovrà essere il compito principale di chi dovrà succedere ai guastatori, per evitare altre tragedie ampiamente annunciate.
Osimo in Comune

giovedì 14 novembre 2013

Fabriano, 15 novembre - Il manifesto15 novembre - Mobilitazione territoriale
La crisi industriale del nostro territorio è drammatica. Il fallimento della Ardo, il ricorso vinto dalla banche contro la JP, gli esuberi annunciati dalla Best e dall’Indesit sono solo i dati più evidenti di un crollo totale di un sistema produttivo. La nostra città per tanti anni è vissuta sotto il dominio della famiglia Merloni, padroni indiscussi dell’entroterra montano, che hanno fatto il bello e il cattivo tempo sia nell’impresa, sia nella politica. Oggi è chiaro e tragico il loro fallimento. Il 15 novembre Enrico Letta e Romano Prodi verranno a Fabriano a ritirare il premio Merloni. Per noi la loro visita è un insulto ai tanti disoccupati, precari, operai che vedono giorno dopo giorno crollare il loro reddito.
Un insulto al quale dobbiamo rispondere, facendo sentire la nostra arrabbiatura e non lasciando impunita la provocazione di portare nel centro della crisi il capo di un governo non eletto da nessuno, che non fa nulla, fatto di inciuci che mascherano solo interessi privati. Protestare contro la venuta di Letta a Fabriano quindi significa sottolineare una situazione di emergenza lavorativa, ma non solo, significa anche chiedere l’immediata instaurazione di forme di continuità del reddito come tutela sociale per precari, disoccupati e inoccupati.  

Venerdì 15 novembre
Concentramento Corteo - Ore 18.00, Piazzale Matteotti Casa - Reddito - Futuro

alle ore 10 del mattino concentramento in piazzale matteotti anche per manifestazione nazionale indetta dai sindacati confederali, la fiom rimarrà anche per manifestazione pomeridiana

Su Nassirya

A forza di tirare il sasso e nascondere subito la mano al primo rimbrotto il movimento 5 stelle finirà col tirarseli in testa. La deputata Emanuela Corda ha fatto un intervento alla camera non del tutto disprezzabile nel contesto della commemorazione dei soldati italiani caduti a Nassirya nell’attacco alla base Maestrale del 12 novembre del 2003; un anniversario che va sempre più assumendo valenza di giornata dell’ipocrisia nazionale. Si sono sprecati ministri e cappellani militari a raccontar balle e piangere lacrime di coccodrillo quando ben altra è la verità.

mercoledì 13 novembre 2013

Strozzini di Democrazia


Ci sentiamo obbligati a fare delle brevi considerazioni sulla vicenda che ha riguardato i militanti di Sel coinvolti nel contestato volantinaggio sulla cementificazione, la rimozione dei manifesti del PD e l’interrogazione della consigliera d’opposizione Andreoni , la quale rileva giustamente come non si possano applicare le stesse disposizioni per la pubblicità e le attività commerciali alla comunicazione politica.

lunedì 11 novembre 2013

Iperbole

Negri ha sempre avuto posizioni stimolanti, date da un originale mix di determinismo e soggettivismo che solo lui riesce a dosare in maniera apparentemente compatibile. I suoi trascorsi operaisti lo portano sempre ad attribuire  valenza immediatamente politica ad ogni contraddizione che si esprima in forma di lotta. Così come ha questa attitudine all’iperbole grazie a cui riesce a far passare come pienamente realizzati ed operanti processi tutt’al’più in tendenza.
La nostra posizione riguardo l’UE e la sua moneta è nota ed è in questo senso che il terreno europeo può essere per noi terreno di battaglia ma per affermare (non tornare a) la sovranità  nazionale e popolare con tanto di ritorno alla valuta nazionale. Questo non per sciovinismo o tardo-garibaldismo ma perché consideriamo imprescindibile tale passaggio per realizzare una forma socializzata e solidale di economia e convivenza che riattualizzi il comunismo come via d’uscita dalla crisi nell’interesse delle classi popolari. L’orizzonte del vecchio stato nazione è senz’altro insufficiente, occorre costruire un blocco con altri popoli e paesi e senz’altro l’area euromediterranea è oggi ricca quanto devastata di contraddizioni e conflitti tali che potrebbero farla diventare  l’epicentro di questo blocco. Ma i popoli che cercheranno di dargli vita non possono iniziare a costruire dalle tegole (la moneta) anziché dai pilastri; occorre che quei paesi e popoli che scoppieranno prima, rispetto all’ Eurozona, prevedibilmente quelli del sud Europa, tornino alle valute nazionali, affinché non si ripetano le discrepanze odierne, dando vita, al contempo, ad una alleanza e ricerca di omogeneità sulle politiche sociali, fiscali, commerciali, del lavoro ecc… per arrivare poi a compimento con una moneta ed un mercato comune. Ma socialista! Auspichiamo un processo che prenda spunto dall’Alba bolivaviana; lì si cerca di creare un nuovo campo socialista, in fin dei conti, ma senza aver imposto prima il bolivar. Ovviamente non basta la sola sovranità monetaria, servono altre misure  che andiamo illustrando  da anni, inascoltati a sinistra mentre fra poco vedremo le destre reazionarie cavalcare l’uscita dall’euro; recuperando la sovranità monetaria non si aprirà necessariamente una transizione ad un nuovo socialismo ma no potrà esserci questo processo senza l’uscita dall’euro (e dall’Unione imperialista europea).