lupo

giovedì 7 agosto 2014

Volontarie rapite in Siria



 
Il rapimento delle volontarie italiane in Siria, Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, desta ovviamente preoccupazione  ma anche sconcerto per il modo disinvolto con il quale i media hanno trattato l’argomento, evidenziando in commenti  e videointerviste a dir poco inopportuni, vista la estrema complessità dello scenario, la scelta di campo emotiva e politica, (quando viene resa pubblica) a sostegno delle posizioni ribelli. Non si tratta ovviamente di rivendicare un ruolo del volontariato al di sopra delle parti (che non c’è quasi mai)ma di considerazioni elementari per la loro incolumità e per non complicare ulteriormente trattative sicuramente difficili e da oliare con un bel po’ di euri. Evidenziare le loro idee sulla guerra civile potrebbe esporle a rappresaglie da parte dei filogovernativi, se fossero loro gli autori del sequestro, potrebbe far salire il prezzo se fossero gruppi ribelli o ad essi affiliati. Questi ultimi potrebbero  avere interesse anche ad un esito negativo  per addossarne la responsabilità ai lealisti; potrebbero diventare pedine nella lotta intestina alle varie componenti della rivolta, impegnate a spararsi tra di loro oltre che a combattere Assad. La vicenda ci ricorda in parte quella delle due Simone, rapite in Iraq e liberate con un esito che mise in evidenza il narcisismo di Scelli ed i suoi contrasti con Calipari. Non aiutò neanche in quell’occasione la notizia della precedente collaborazione della Pari con l’allora sottosegretario Minniti  per gestire parte della logistica delle truppe italiane in Kosovo. Soltanto che quella volta ci furono probabilmente pressioni per non insistere troppo ed il ruolo dei media, così come le rivalità nei nostri servizi, non compromisero la sicurezza delle Simone. A chi giova questa  volta complicare le cose? E non raccontiamoci ciance sulle libertà di informazione che siamo più o meno sullo stesso piano della neutralità del volontariato.

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