lupo

martedì 22 ottobre 2013

NON BILANCI MA OPERE DI BENE


Non riteniamo sia necessario fare un bilancio di questi 10 giorni di lotta, passati per le mobilitazioni locali precedenti lo sciopero del 18 dei sindacati di base e la grande manifestazione dei movimenti del 19 a Roma, per proseguire con l’assedio ai ministeri, la cosiddetta acampada, fino all’incontro con l’inutile ministro Lupi. Perché i bilanci si fanno a cose fatte o per cicli di lotta chiusi mentre questa ha tutta l’aria di essere (e ci auguriamo che sia) un percorso in divenire.
Tuttavia alcune considerazioni si impongono a partire dal confronto con la manifestazione del 12 in difesa della Costituzione, posta  con sospetto anticipo da quella sinistra di sistema che guarda ancora al suo sfilacciato cordone ombelicale con il Pd.
La gita Landini –Rodotà – Vendola (in Barca?) ha avuto una riuscita certamente inferiore malgrado le previsioni della vigilia e non ci dispiace per via della pur doverosa difesa della Carta ma, semmai, per l’incapacità di cogliere i mutamenti della costituzione materiale dei soggetti conflittuali per i quali la riproposizione stantia del centrosinistra non solo non li rappresenta ma si traduce in ostilità normalizzatrice. Ci dispiace anche per la scelta della Fiom che ha seguito e subito le scelte dei suoi dirigenti nell’ignorare il 19 e le sue in iniziative preparatorie, come avvenuto in Ancona, dove si notava per la sua assenza il sindacato che avrebbe dovuto avere più di un motivo per dirne quattro a Letta ed ai ministri del suo governo Quisling, calati in città a benedire la Serbia delle delocalizzazioni.
La tanta evocata violenza non si è vista, salvo qualche scaramuccia assorbita dalle componenti organizzate del corteo ed opportunamente dirottata in rivendicazioni di radicale vertenzialità sociale più che politica (e questo può essere il limite più ostico per il futuro); nessun confronto con il 15 ottobre 2011, sia perché il tragitto verso i ministeri è stato concesso dal governo delle “larghe intese e del basso profilo”, sia perché stavolta non ci sono stati colpi di mano di auto proclamati coordinamenti per stendere tappeti rossi a politici e rappresentanti dei movimenti di turno.
I movimenti per la casa, dei migranti e contro le grandi opere hanno intercettato decine di migliaia di proletari, precari, disoccupati -classe vera- e non solo militanti o pur lodevoli testimoni dei partiti e gruppi politici in coda al corteo. Classe vera che tenta di ricomporsi (pur nelle sue contraddizioni indotte) e non piccolo borghesi indignati che si consolano con i vaffanculo del deus ex machina di turno. Soggetti auto organizzati sui propri bisogni e diritti dei quali rivendicano la pratica anche nell’illegalità, specialmente oggi che la legalità è appannaggio di un garante ampiamente esautorato dai poteri forti europei ed illegittimo, in base agli stessi criteri della rappresentanza bipolare che si è dato. Certo è emersa anche carenza di linea strategica; si denunciano con chiarezza le nefandezze dell’UE  senza indicare l’alternativa ma è dentro questo popolo che dobbiamo costruirla.

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