lupo

domenica 1 febbraio 2015

Mattarella


La divertente commedia dell’arte nella quale il guitto Renzi  l’ha messa in quel posto alla sua opposizione e ai diversamente o convintamente Berlusconiani (non tanto a Berlusconi) ha calato il sipario sullo scontato nome di Mattarella. Fuori luogo battute del genere “moriremo democristiani”, anche perché la sua storia si intreccia con quella del fratello Piersanti che indica come, per un pezzo di storia nel nostro paese, si moriva tra democristiani, magari con sodali di partito tra i mandanti palesi od occulti. E l’esecuzione di Piersanti, attribuita alla mafia per il suo appoggio alle denunce di Pio La Torre sulle connivenze tra istituzioni e cosche riguardo politiche agricole ed appalti, sta lì a ricordarlo, come la poco credibile testimonianza della moglie che indicava in Fioravanti e nei  neofascisti  i (poco probabili) mandanti.

 Tanto nobile pedigreè viene tuttavia macchiato nel suo trascorso ruolo di vicepresidente del governo del bombardiere d’Alema, in cui assumeva successivamente il ruolo di ministro della difesa contribuendo, da un ruolo di comando, alla guerra alla Yugoslavia e ad insabbiare le inchieste sull’uranio impoverito che, oltre al inquinare le terre serbe e l’Adriatico, provocava uno stillicidio di decessi dei nostri militari. Altra imperdonabile colpa l’essersi prodigato in quegli stessi anni per l’abolizione dell’esercito di leva, dando inizio a quel modello di esercito di volontari e mercenari staccato dal popolo. Per non parlare del Mattarellum, il meccanismo elettorale da lui coniato dalle elezioni del 1994 che diede il primo duro colpo alla democrazia formale nel nostro paese, introducendo sbarramenti al proporzionale per indirizzare il sistema in senso maggioritario. Poi il Porcellum fece il resto. Mattarella o Magalli cambia poco, se non il grado di sollecitudine nell’assecondare le controriforme economiche ed istituzionali imposte dalla Troika, ruolo in cui Napolitano si è distinto per fervido zelo. Non è pensabile che Mattarella sia da meno né che il suo profilo di costituzionalista possa salvare qualcosa dei cocci della Costituzione, divenuta ostacolo ai poteri sovranazionali . Le sue dichiarazioni durante la visita alle Fosse Ardeatine , indicano con efficace tempismo un ruolo che oggi si richiede ad un presidente, potenzialmente “di guerra”. I suoi trascorsi guerrafondai si calano bene con la fase attuale in cui i paesi occidentali, Italia compresa e particolarmente compromessa (come con la Yugoslavia), stanno elaborando l’attacco all’Isis ed alle istituzioni della rivolta sunnita in Iraq, oltre che premere ai confini russi. In tal senso Renzi non avrebbe fatto solo una furbata, tacitamente accettata da tanti finti esecratori, ma una scelta ponderata e condivisa nelle segrete stanze che vanno Oltreatlantico e ben oltre il Nazareno. Sul movimento 5 Stelle e le sue patetiche uscite per scompigliare le carte con Prodi e solleticare il giustizionalismo con Imposimato, non si può che confermare uno stato di evidente confusione mentale, non solo dei suoi vertici ma oramai evidentemente anche dei suoi quadri. O si rassegnano a perdere numeri per prendersi le piazze ed i luoghi del conflitto o saranno condannati ad una lenta e costante eutanasia istituzionale. Su Sel, l’eutanasia potrebbe prenderla in considerazione anche il papa.

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