lupo

mercoledì 27 marzo 2013

Repubblica delle Banane


Il governo italiano evidentemente pensava che l’India fosse ancora un paese del terzo mondo senza rendersi conto che la repubblica delle banane è oramai il nostro sventurato paese, così ridotto grazie anche alla pervicace opera di Monti, impegnato a distruggerne la residua immagine prima di andarsene, dopo averne massacrato l’economia e la sovranità.
Le dimissioni dell’inadeguato ministro Terzi hanno comunque avuto il merito di mettere a nudo le responsabilità collegiali (e soprattutto di Monti) sulla desolante farsa che ha visto protagonisti i militari italiani, accusati di aver sparato a due pescatori scambiati per pirati. Ma un altro protagonista non è stato sufficientemente inchiodato alle sue ben più gravi responsabilità:  l’allora ministro della difesa del governo Berlusconi Ignazio La Russa, estensore della legge che consentiva ai nostri militari di prestare servizio, alla stregua di contractors mercenari, su navi di armatori privati. In questo modo sperava forse di arrotondare il bilancio ed approfondire quella estraniazione del legame dell’esercito con le masse popolari e gli interessi nazionali  (già aggravato con la soppressione della leva)  per aprirsi, magari, ad incoffessabili business tra il mondo delle stellette e quei traffici, spesso illeciti, sulle rotte non casualmente infestate dai cosiddetti pirati. Va ricordato che l’oceano indiano ed il tratto di golfo antistante la Somalia sono diventati una gigantesca e lucruosa discarica abusiva, persino di scorie nucleari, sin da prima che se ne accorgesse la povera Ilaria Alpi.
Non sappiamo con precisione cosa sia avvenuto sulla Enrica Lexie ma sappiamo bene cosa è successo dopo, quando le navi militari indiane hanno intimato all’equipaggio ed all’armatore di attraccare al primo porto pena l’affondamento. In un caso del genere non era prevista dalla legge del perspicace ministro di chi fosse la competenza; simili decisioni, riguardanti i rapporti internazionali e delicate questioni diplomatiche restavano al ministero della difesa ed al governo oppure al datore di lavoro occasionale? Ma è chiaro che se fosse stato specificato che l’ultima parola spettava al governo nessun imprenditore o agenzia privata avrebbe affittato i militari mercenari; in tal caso avrebbero preferito la piena disponibilità dei vigilantes privati. Allora è chiaro che questa legge non si doveva proprio fare. Ora che la frittata è fatta ci potrebbe essere un modo più dignitoso di risolvere il contenzioso: arrestare La Russa, impacchettarlo e spedirlo in Kerala, chiedendo uno scambio con i due marò… anzi tale soluzione andava perseguita dall’inizio di questa crisi invece di dar vita al vergognoso balletto che ha visto l’Italia perdere la faccia, sia all’inizio, pretendendo di fregarsene del diritto internazionale, sia dopo,contravvenendo alla parola data. La risibile scusa, secondo cui lo spergiuro serviva ad avere garanzie dall’India sulla non applicazione della pena di morte, si contraddiceva con le dichiarazioni roboanti circa il diritto a tenere il processo in Italia e per la formulazione del reato stesso da parte della corte indiana che non la contempla. In realtà sono state le pressioni economiche, tra le quali la rescissione dei contratti per ingenti forniture militari e soprattutto il sequestro di fatto del nostro ambasciatore che hanno costretto politici e vertici militari a fare frettolosa marcia indietro, malgrado le dichiarazioni di facciata.
Al di là della strumentalizzazione in vista delle elezioni anticipate operate dal centro destra (che rimane principale responsabile di tutto ciò insieme al suo incapace ministro) questa vicenda conferma ancora una volta quanto sia lettera morta l’art. 11 della nostra Costituzione, dimostra che il nostro esercito è stato ridotto ad una agenzia di volontari,  il più delle volte operanti per interessi altrui, come nelle cosiddette missioni di pace a supporto delle invasioni a stelle e strisce o come nella guerra alla Libia, paese con cui avevamo i migliori rapporti e contratti in tutto l’occidente ed oggi ne siamo scalzati. E quando non si mettono a disposizione, di fatto, di stati maggiori stranieri  i nostri volontari possono oggi andare direttamente alle dipendenze di affaristi frivati.
Tale inglorioso epilogo deve indurre ad una immediata modifica del dispositivo  concepito da La Russa impedendo tassativamente l’impiego dei nostri soldati a fini privati ma deve anche riaprire un dibattito sulla necessità del ritorno all’esercito di leva e sul loro impiego nell’esclusivo interesse del popolo italiano (al quale la leva assicura appartenenza più del volontariato), per la difesa del paese e non per aggressioni comunque mascherate,  affinché tornino ad essere i figli di una patria dove si eserciti la piena sovranità popolare


Art. 11

L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali



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