lupo

domenica 1 marzo 2015

Resa...?


La dilazione sui quattro mesi del memorandum -o aiuti a strozzo, o comunque vogliano chiamarli - ottenuta dal governo sinistra-destra-greco non giustifica nessun ottimismo ma altrettanto fuori luogo appaiono le delusioni e presa di distanza di quanti si sono imbarcati in una impresa che non poteva ottenere nulla sulla modifica dei piani economici dell’UE. Emoziona e rattrista l’amara consapevolezza del leggendario partigiano Manolis Glezos ma non è lui che deve scusarsi; né quanti hanno creduto ad una legittima speranza devono assolversi. Tantomeno poteva impietosirsi l’ineffabile ministro delle finanze tedesco, Wolfang Shauble, né Draghi, preoccupato anche per l’esposizione sul debito greco delle nostre banche. Abbiamo sostenuto che l’affermazione della coalizione guidata da Tzipras poteva divenire anche un fattore di stabilizzazione, in tal senso.
Sia perché si può ancora tirar la corda ad un paese piccolo, sia perché i governi austeritari dei paesi immediatamente a rischio di percorrerne il tracciato (come quello di Renzi) si sono confermati, comprensibilmente, i più incarogniti a pretendere l’adempimento degli impegni verso i crediti imposti; tanto più per evitare effetti domino che li esporrebbe all’indice ed al forcone popolare. La dilazione consentirà qualche  misura di quelle  più ad effetto  del programma sociale su cui si è ottenuto tanto largo consenso: qualche servizio vitale gratuito ad una fascia comunque ristretta dei poverissimi, qualche intervento sui  pignoramenti di case e beni di piccole imprese, garantendo comunque le banche, ma nessuna seria inversione di tendenza su privatizzazioni, debito e sovranità. La Troika, comunque vogliamo chiamarla (le Istituzioni, ma sono sempre Bce, Ce e Fmi) continua a dettare tempi, programmi e sentenze. La carta più efficace che poteva essere giocata con convinzione era quella dell’avvicinamento alla Russia ma, probabilmente, nella coalizione di sinistra la componente liberal-europeista di tradizione Synaspismos ha frenato questa opzione, malgrado l’identità ortodossa sia sentita anche dalle destre con cui non si ci si è schifato di allearsi. Inoltre c’è sempre la contrapposizione con la Turchia per lo status di Cipro e non sarebbe semplice ridefinire l’adesione alla Nato che una svolta greca in politica estera comporterebbe, col rischio di lasciarne l’ombrello alla sola Turchia. La ripresa immediata della protesta sociale, proprio a sinistra, potrebbe portare ad un veloce logoramento della linea trattativista prevalente nel governo, oppure ad un ripensamento strategico sulla permanenza nell’Euro; in ogni caso va respinta ogni condanna verso quanti da sinistra disturbano  il manovratore, dal momento che questo  sembra ignorare la rotta, mentre lo spazio  della protesta, se non viene riempito da forze anticapitaliste, farà ingigantire Alba Dorata sui fallimenti degli alter-euristi. Tra quanti si distinguono per la condanna del fuoco amico ci sono i nostri amici del cantiere Tsipras-Marche che proveranno ancora a mettersi insieme svogliatamente, imitando l’esempio greco e sperando che gli facciano stendere qualche tappetino persino al renziano Ceriscioli,  come il loro faro ha fatto finora con la Troika, in una ennesima manifestazione di patologico quanto inconsistente conformismo.

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