lupo

lunedì 6 maggio 2013

I funerali di Andreotti

Andreotti era sopravvissuto ai processi ed alla fine della 1° repubblica perdendo quel potere con il quale aveva logorato tanti avversari , compresi i molti nemici interni. Per lui era stato ritagliato, in seguito, un ruolo di testimonianza  tirato in ballo proprio dal governo Letta e da Napolitano nei giorni scorsi, quando cercavano di spacciare l’inciucio attuale come una riedizione del presunto “nobile” precedente delle larghe intese inerenti il progetto del compromesso storico.

Per noi non c’era assolutamente nulla di nobile allora, nella scelta di unire le forze per combattere il conflitto e  l’insorgenza di qualificati settori di classe operaia e ampia parte dei movimenti sociali per mezzo di esecutivi di solidarietà nazionale, i quali avrebbero sospeso gran parte dei diritti costituzionali. Un governo Andreotti che doveva  garantire questa innaturale alleanza tra i difensori del patto atlantico  ed i filosovietici del Pci fu fatto fallire dal sequestro Moro la cui evoluzione, fino al drammatico epilogo, gettò molte ombre sulla Democrazia Cristiana e su Andreotti stesso, fino alle esplicite accuse nelle lettere dello statista ancora in vita. Molte altre ombre costellarono la sua lunga pratica del potere, dalle trame nere che incrociarono i complotti delle massonerie, disseminando di tracce inquietanti la lunga stagione delle stragi di stato, fino ai rapporti col Vaticano ed i suoi banchieri; dalla intesa con il Pci per la repressione dei processi rivoluzionari, nella stagione dell’emergenza, fino alla sua liquidazione da ambizioni di governo attraverso la nascita del Caf (craxi-andreotti-forlani). Fu un fedele alleato degli Usa, della Nato e dei relativi torbidi servizi, anche se gli va riconosciuta, al pari di Craxi, una certa autonomia nella politica mediorientale, con scelte talvolta filo-arabe non prive di un certo coraggio. Siamo sicuri che quei segreti di stato per i quali avrebbe potuto eventualmente rispondere non saranno mai rimossi e ciò di cui ha risposto, a conclusione dei processi per collusione e complicità con la mafia, è tanto insufficiente quanto attribuibile più ad un sistema che ad un solo uomo, per quanto potente. Quel suo maniacale quotidiano andare a messa alle sei del mattino, le sue battute di sagace cinismo, persino la sua spregiudicata e clientelare gestione del partito, delle sue correnti e delle relazioni di potere palesi ed occulte, nell’Italia dal dopoguerra alla fine della 1° Repubblica, indicano tuttavia l’attaccamento a valori e ad una visione del mondo che gli dobbiamo riconoscere, per quanto li abbiamo a ragione combattuti. Niente a che vedere con gli squallidi ed orbi naviganti a vista di oggi. Ma il compromesso storico di allora, formulato da politici di tal fatta, così come quello attribuito ai loro odierni eredi imbastarditi rivelano un medesimo disegno volto a scaricare la crisi sulle classi popolari ed a reprimerne le lotte. E oggi come allora va respinto.

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