lupo

lunedì 26 agosto 2013

Countdown

Lo scompaginamento delle formazioni guerrigliere che operano in territorio siriano da parte delle truppe governative, conseguente alle profonde spaccature delle centrali ideologiche e strategiche sunnite, nonché dei diversi  interessi d’area dei paesi a maggioranza sunnita, sta mettendo in fibrillazione i governi europei  e gli Stati Uniti. In particolare la solita Francia dalle rinnovate mire neocoloniali e con l’ambizione di guidare la politica estera della titubante UE sta spingendo per l’intervento armato, dando prova di continuità tra il precedente governo Sarkosy e l’attuale esecutivo a guida socialista.
Lo scalpitante Hollande e la pressione interna dei repubblicani stanno spingendo un finora riluttante Obama ad avvicinare le portaerei  in vista di un possibile conto alla rovescia, come fu per la Libia, valutando però un intervento anche senza copertura Onu, visto che la Cina e, soprattutto, la Russia sembrano stavolta determinate ad opporsi.
Abbiamo sempre sostenuto che dietro il l’appoggio occidentale ed arabo ai ribelli siriani ed ai combattenti internazionalisti sunniti - così come dietro il ritiro del contingente Isaf dall’Afghanistan, la trattativa con i talebani ed il riavvicinamento all’islam politico filosaudita da parte Usa - ci fosse l’intenzione di attaccare l’Iran e ridimensionare il vantaggio da questi accumulato dopo l’esito della guerra in Iraq; vantaggio accresciuto con l’andamento disastroso dell’occupazione dell’Afghanistan. Il controllo del territorio siriano e libanese è parte decisiva per attuare questo disegno anche se a giudicare dalle prese di posizioni della nuova dirigenza iraniana, in continuità con quella di Ahmadinejad, l’Iran potrebbe scegliere di entrare direttamente nel conflitto appena sarà passata la linea rossa in Siria. Lo stesso vale per gli Hezbollah libanesi, da tempo presenti sul terreno.Il casus belli è indicato ancora nelle armi di distruzione di massa, stessa bufala usata per liquidare Saddam; stavolta sarebbe il gas nervino ad aver provocato oltre un migliaio di vittime civili. Una strage al pari di quella di Racak, poi rivelatasi commessa dagli insorti, che fornì il pretesto per l'"intervento umanitario" in Kosovo. Anche questa è una bufala, con ogni evidenza, perché nessun governo potrebbe usare un arma simile in una città, addirittura una capitale, dove i quartieri tra sostenitori e ribelli sono a macchia di leopardo. Mentre non avrebbero troppe esitazioni a farlo truppe straniere o mercenarie per le quali l’uso di armi chimiche e di metodi terroristici è stato più volte denunciato, anche da fonti estranee al conflitto. Ma tanto basta al futuro aspirante Napoleone ed al’Amleto d’oltreoceano per annunciare sfraceli, al pari della stampa inglese che già scrive su piani di attacco condivisi da Londra. Più che mai vanno moltiplicati gli sforzi per non coinvolgere il nostro paese nell’ennesima avventura  che questa volta sarebbe di proporzioni davvero catastrofiche e va appoggiato lo sforzo siriano per opporsi a questo disegno imperialista.

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