lupo

lunedì 6 ottobre 2014

Kobane



La probabile imminente  caduta  di Kobane conferma la estrema complessità del conflitto in atto a cavallo tra Siria ed Iraq, il doppio o triplo gioco delle potenze regionali e l’ambiguità dell’intervento occidentale. Se dietro l’invasione dei volenterosi  che portò alla caduta di Saddam Hussein erano chiari i pretesti infondati (le armi di distruzione di massa) ed altrettanto le ragioni fondate (il petrolio, la sicurezza di Israele, gli affari della guerra e della ricostruzione, una visione geostrategica, per quanto velleitaria) non altrettanto chiare sono le prospettive dell’intervento aereo della coalizione anti-Isis. Ma si evince sicuramente dall’andamento dell’assedio a Kobane come  gran parte degli attori coinvolti concordino nel lasciar fare le milizie sunnite riguardo un lavoro sporco che può tornar utile a molti. Eliminare le roccaforti curde dai confini  tra Siria ed Iraq, nell’autoproclamato califfato o in quella che potrebbe diventare una più realistica statualità omogenea sunnita, fa comodo a molti dei finanziatori occulti o palesi dei ribelli anti Assad; fa comodo forse anche allo stesso regime siriano, ai suoi alleati iraniani ed ai suoi nemici turchi, tutti altrettanto interessati ad eliminare in nuce la possibilità di un indipendente Kurdistan che possa costituirsi a cavallo dei loro paesi dagli inadeguati confini coloniali. Lo stesso traballante governo iracheno, che ha dovuto concedere autonomia e i pozzi di Kirkuk, non vede sicuramente di buon occhio un eccessivo rafforzamento del prestigio curdo per il ruolo dei pesh merga sui campi di battaglia contesi ai miliziani jihadisti; un ruolo che potrebbe in futuro  consolidare spinte alla scissione del Kurdistan iracheno. Un eventuale massacro poi potrebbe tornar utile per giustificare l’accentuarsi  dei bombardamenti occidentali, nel corso di questo assedio limitati a qualche sporadica azione dimostrativa, non certo per timore dei danni collaterali o perché le batterie assedianti, piazzate sulle colline, non siano visibili; potrebbe tornar utile per giustificare un intervento di terra in cui i turchi, per fare un esempio, al di là dei proclami sono effettivamente impegnati a ridosso dei loro confini, ma per impedire ai “loro” curdi di unirsi agli assediati. Un intervento di terra che potrebbe contare sulla emotività di un opinione pubblica adeguatamente indignata ad un massacro  annunciato, quanto preparato, dai presunti giustizieri

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