lupo

venerdì 26 settembre 2014

Enbedded

Il giornalista deve rendere la verità, quantomeno la verità del momento” ha detto la Goracci durante la conferenza organizzata al chiostro di San Francesco nell’ambito del festival marchigiano del giornalismo. Questa affermazione di deontologia professionale esprime bene il ruolo che sta assumendo la stampa occidentale, ma andrebbe ulteriormente precisato con l’aggiunta  "la verità conveniente e del politicamente corretto del momento”.  In tal modo avrebbe chiarito al numeroso pubblico presente il suo lavoro di embedded durante la guerra di Libia, quella guerra a cui Berlusconi è stato costretto controvoglia, al pari di Obama, dalla “pruderie” neocolonialista francese e dallo starnazzare del Pd di casa nostra, in particolare di Bersani.
Lì si è avuto un chiaro esempio di quanto la stampa possa far parte della macchina propagandistica integrante quella bellica. Diverso il taglio dei suoi servizi dalla Striscia di Gaza, ma qui era anche diversa la linea dei suoi committenti in quanto il prolungarsi della aggressione israeliana complicava per i governi occidentali l’urgenza di affrontare la questione Isis. Il tardivo “mea culpa” fatto per l’intervento in Iraq (in un consapevole lapsus espresso al plurale) andrebbe esteso alla disinformazione da lei ampiamente professata in Libia e Siria. Nel corso della serata  è stata di rilievo anche la condanna espressa da Asmae Dachan all’Isis: Forse questo potrebbe indicare un’attenzione dell’Ucooi  riguardo l’allentamento della posizione turca sul sostegno alla alleanza guerrafondaia che sta bombardando Iraq e Siria(?). Come è accaduto spesso in questi decenni i combattenti per la libertà di turno, foraggiati principalmente dagli Usa e dai suoi doppiogiochisti alleati arabi, si sono repentinamente trasformati in tagliagole terroristi; fu così con i Talebani, così in Libia ed oggi con le milizie sostenute da tre anni nella destabilizzazione della Siria. Riguardo all’Isis vorremmo comunque ricordare che in Iraq questo gruppo si è - per ora - alleato con una componente autoctona e popolare della resistenza sunnita, una resistenza che non ha mai smesso di combattere contro gli americani dall’invasione del 2003 e contro gli iraniani, percepiti come colonizzatori, fondata principalmente su una componente baathista, guidata da Ibrahim Al Douri e sulle milizie tribali, in particolare quelle sufi naqshbandi. Queste componenti hanno sempre protetto le minoranze e non condividono gli esiti strategici del califfato. Certamente giornalisti informati queste cose le sanno ma vanno tirate fuori, semmai,  fuori tempo massimo, oggi è tempo di sostenere l’ennesima giusta guerra contro il terrorismo e guadagnarsi la pagnotta.

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